di Igor ZANCHELLI
Bene cari amici, lasciate le profondità oceaniche e abbandonato il nostro sommergibile, riprendiamo il viaggio, alla scoperta degli zombie creati da madre natura.
Vestiti da vecchi botanici esploratori di metà ‘800, ce ne andiamo a spasso nel bosco, annotando sull’immancabile taccuino le specie di insetti a noi sconosciute. Forma, colore, abitudini, breve descrizione finiscono diligentemente annotate.
Ad un certo punto vediamo un alveare, grande e dalla forma perfetta, con intorno un incessante via vai di laboriose api, che instancabilmente, si danno da fare per far sì che la colonia prosperi.
Ma un piccolo insetto che gironzola vicino alle api, attira la nostra attenzione.
Sembra una mosca, e dà l’impressione di accarezzare le laboriose api. Infatti, vola intorno alle operaie, e quando queste sono distratte, gli si posa sulla schiena, e poi vola via. Che amore, pensate, li sta incoraggiando e stimolando a raccogliere più nettare? Mi spiace per voi ma non è così!
L’amorevole mosca è la terribile Apocephalus Borealis dell’ordine dei Ditteri già conosciuta agli entomologi come parassita dei bombi. E’ lunga circa 5 millimetri, di colore bruno-rossastro, simile ad un moscerino. La nostra ape Maja, è stata appena infettata e condannata a diventare uno zombie.
Non ci credete? Allora faremo un esperimento, lasceremo fuori una lanterna accesa, e ce ne andremo a dormire. Come sapete le api non sono animali notturni, e quando cala il sole, se ne vanno a dormire al calduccio, nel loro alveare. Al nostro risveglio troveremo, non solo la nostra bella ape Maja, ma anche tutte quelle api che la mosca ha “accarezzato”, morte stecchite ai piedi della nostra lanterna.
Ma cosa può essere successo?
La risposta ci viene data da un entomologo statunitense, John Hafernik.
“Una sera, vagando per il campus alla ricerca di insetti per nutrire le mie mantidi, mi sono imbattuto in una serie di api morte o moribonde. Incuriosito dal fenomeno, ho intrapreso uno studio sulla questione; dai risultati ho scoperto che un alto numero di api svolazzavano sopra e dentro i lampioni di tutto il campus, e per di più in ogni condizione atmosferica, anche quando freddo e pioggia avevano allontanato dai lampioni tutti gli altri insetti che notturni lo sono di natura. Le api camminavano in cerchio, evidentemente disorientate. Svolazzavano senza nessun senso e non erano in grado di reggersi sulle zampe, barcollavano e cadevano di continuo; sembravano degli Zombie. Le api restavano vicino ai lampioni sino a che non arrivava il giorno, dopo di che morivano.
Ho scoperto che la causa di questo bizzarro ed innaturale comportamento, da parte delle api, era opera di un dittero. Ovvero la mosca la Apocephalus borealis.
Questo insetto, infiltrandosi negli alveari, deposita le sue uova sull’addome delle api. Queste cominciando a svilupparsi, vanno ad insidiarsi tra il torace e la testa dell’ignaro portatore, assumendone letteralmente il controllo.
Il parassita non solo cambia il ritmo cardiaco, la sensibilità alla luce o altri aspetti della fisiologia delle api, ma ne manipola addirittura il comportamento, costringendole ad abbandonare l’alveare, alla ricerca di una fonte di luce. Una volta trovata, il parassita le costringe a restarci; sfruttandone il calore completa il suo ciclo di maturazione.
Da ogni ape morta, in media da sette a tredici giorni dall’infestazione, emerge una larva che darà luogo ad una crisalide”.
Non siete ancora convinti?
Allora supponiamo che la famosa “carezza” alla nostra amata ape Maja l’abbia data la Senotainia Tricuspis, sempre una mosca dell’ordine dei Ditteri, molto simile di aspetto ad una mosca comune.
Questo mostro parassita le api bottinatrici e le porta alla morte, atroce, utilizzandole come substrato per lo sviluppo delle sue forme larvali.
“[…] le femmine depongono la larva sull’ape adulta; il passaggio da L1 a L2 avviene poco dopo la penetrazione nel torace dell’ospite e la larva di seconda età vi si trattiene per 4-5 giorni alimentandosi di emolinfa.
Verso la fine della seconda età, la larva inizia a lacerare il sistema tracheale e vascolare; in questa fase l’ape inizia a manifestare mancata chiusura delle ali a riposo e difficoltà nel volo.
Segue l’attacco della L2 ai muscoli toracici, con conseguente incapacità dell’ape di volare.
In poche ore l’ospite risente dell’azione traumatica del parassita e dopo una grave debilitazione giunge a morte. A questo punto la larva parassitoide muta alla terza età ed esce all’esterno dell’ape, completando il suo sviluppo in 4-5 giorni nutrendosi dei tessuti in decomposizione della sua vittima […]” (fonte: Wikipedia).
Già vi vedo a controllare le mosche che vi gironzolano intorno! Ma aspettate ad usare citronella o vari repellenti per le mosche, il nostro viaggio non è ancora finito. Il meglio deve ancora venire! Quindi per il momento rilassatevi l’infezione non è ancora iniziata.
Igor Zanchelli.
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