di Igor Zanchelli
“La trasmissibilità nella popolazione moltiplicato il rapporto tra suscettibili di zombificazione e popolazione per il numero degli zombie da la proporzione tra zombificabili e zombie”.
Nella forma semplificata:
(b*N)*(S/N)*Z = b*S*Z ; dove:
N = popolazione della zona colpita;
Z = il numero degli zombie;
S = le persone suscettibili a zombificazione (i vivi)
b = la possibilità di trasmissione della malattia nella popolazione.
Sappiamo tutti che la matematica governa la nostra vita in ogni suo aspetto, da quello sociale e generico a quello più intimo e personale. Sono stati sviluppati modelli matematici per avere delle stime e previsioni su qualsiasi cosa, dal comportamento dei clienti in coda alle casse del supermercato, fino ai flussi migratori di qualunque animale o insetto si sposti da un posto all’altro.
Di certo non poteva mancare un modello che studiasse il propagarsi di una epidemia Z. L’equazione risultante semplificata l’avete letta poc’anzi.
Il modello in questione è stato sviluppato da Robert J. Smith, docente all’Università di Ottawa che ha già elaborato di modelli matematici sulla diffusione di Aids, malaria e morbo del Nilo Occidentale.
Lo studio comprende quattro modelli con diversi casi:
a) modello base;
b) modello con una infezione latente;
c) modello con l’introduzione della quarantena;
e) modello con la somministrazione di una cura;
[…] Smith?, con un punto interrogativo che chiude il suo cognome, oltre ad affermare che gli zombie sarebbero dei soggetti ideali per approfondire l’analisi delle teorie epidemiologiche, si dice certo che una futura e probabile apocalisse di morti viventi non risparmierebbe nessuno.
Uno scenario inquietante, quanto irreale. Eppure Smith ha pensato bene di traslare il suo pensiero nell’elaborazione di un modello matematico.
La maggior parte dei sistemi epidemologici, spiega, comprendono un solo elemento non lineare: la trasmissione della malattia. Mentre il virus zombie ne conterrebbe diversi, tra i quali, il più rilevante, la velocità di contagio dopo il morso.
La zombificazione arriverebbe infatti in pochi minuti, a differenza della gran parte delle infezioni riconosciute oggi dalla scienza internazionale, che contano giorni, mesi o anche anni. E proprio l’alto grado di infettività, conclude Smith, renderebbe una eventuale epidemia “inarrestabile” [fonte: QUI].
Qui si esaminerà la questione considerando il modello base, poiché gli altri modelli inseriscono altre variabili nello studio, ma il risultato finale non cambia se non si attuano alcuni accorgimenti.
Un esempio: dal modello risulta che senza adeguate azioni in una popolazione di 500,000 abitanti, gli zombie saranno più numerosi dei vivi in soli tre giorni.
Il risultato? Addio specie umana. “Non potremmo mai coesistere con gli zombi. Solo degli attacchi coordinati potrebbero permetterci di salvare l’umanità”.
Allo scoppio dell’epidemia occorre affrontare la situazione con tempestività, durezza e decisione, ponendo in essere azioni estremamente aggressive e sicuramente spietate.
Sostanzialmente agendo velocemente e introducendo una ferrea ed impenetrabile quarantena nelle zone dove si è manifestata la malattia; se si considera il periodo di latenza ovvero l’arco temporale che passa tra l’infezione e l’insorgere della malattia conclamata, anche se la zona colpita si presentasse libera da morti viventi, non si può escludere che tra i probabili sopravvissuti possano esserci soggetti infetti.
Ovviamente le implicazioni morali e legali di tali azioni, sarebbero devastanti su chi è incaricato di prendere decisioni, considerando la sensibilità del popolo italiano e la costituzione.
Dall’analisi del modello e dei suoi grafici (che potete trovare qui), si può concludere che le variabili da considerare e su cui agire in caso di outbreak Z sono oltre agli zombie, anche le persone potenzialmente infette, e che quindi possono ingrossare le fila dei non morti. È facilmente intuibile che riducendo a zero le persone suscettibili di contagio (ovvero i sopravvisuti nelle aree sottoposte a quarantena), il risultato della equazione è zero.
Non dico come fare a ridurre a zero questa variabile, lascio alla vostra sensibilità e al vostro convincimento il da farsi.
In ogni caso sia se l’umanità soccombesse ad una pandemia Z, sia se riuscisse a contenerla ed eliminarla, l’essere umano ne uscirebbe profondamente cambiato e provato.
Se questo cambiamento avvenga in meglio o in peggio nessun matematico o modello può dircelo, ma la risposta può essere rivelata solo se le porte dell’inferno dovessero aprirsi e vomitare i suoi mostri nelle nostre vite. Ovviamente Dovremmo sopravvivere.
Igor Zanchelli