FANS

di Massimiliano Foschi


Provincia di Herat
Laboratorio di ricerca e sviluppo iraniano

La porta è un unico pesante pannello di lucido acciaio.

A lato vi è il lettore della retina e dell’impronta vocale.  Sono davvero in pochi nel laboratorio ad avere accesso a questo settore.

Samir Bashad è uno di questi.

Livello cinque.

Il più profondo della base.

Il più oscuro e inaccessibile.

In pochi sanno cosa vi è custodito lì sotto.

Samir lo sa. Perché lui è tra coloro che hanno contribuito a creare l’abominio che è confinato lì.

Samir conosce l’orrore.

Livello cinque.  Benvenuti all’inferno.

“Riconoscimento effettuato. Accesso autorizzato”.

La voce metallica da il benvenuto al visitatore. La porta si apre scivolando con un rumore di pistoni pneumatici che sbuffano.

Samir accede alla sala di controllo.  Due uomini, due suoi colleghi, sono seduti davanti a dei monitor.  La luce nella stanza controllo è bassa. Quasi un’atmosfera di aria rarefatta.

Uno dei due uomini, Yasim Ashaf, si volta e saluta Samir con un cenno della testa.

Lui si avvicina e guarda nel monitor.

Sa cosa vedrà.

La figura è in piedi, girata di spalle. E’ immobile nel loculo fatto di vetri blindati di due metri per due. E’ scalza e indossa un camicione color glicine che gli arriva fino alle ginocchia.  La sua colonna vertebrale è incurvata in modo innaturale. L’equilibrio della figura sembra instabile, seppur immobile.

“Il numero nove ha avuto di nuovo episodi convulsivi. A parte quello nulla è cambiato. Tutti i soggetti sembrano precipitati in uno stato catatonico di totale apatia”.

Yasim è preoccupato.  Anche lui come gli altri è consapevole dell’orrore che hanno creato.

Cinquanta individui come il “numero nove” sono confinati in altrettante celle di vetro antiproiettile. Cinquanta sfortunati che sono stati usati come cavie di laboratorio per la sperimentazione del nuovo agente biologico conosciuto con la sigla di FDH51. Tutti infetti. Tutti morti.

No. Non esattamente morti.

Clinicamente morti, quello sì, dal punto di vista dei parametri vitali. Da un punto di vista puramente medico.

Tuttavia i soggetti infetti conservano una basilare e limitata attività cerebrale. E soprattutto hanno sviluppato una devastante incontrollabile aggressività. Quindi sì, sono morti ma nello stesso tempo sono vivi.

Sono a tutti gli effetti morti-viventi. Zombie.

Samir annuisce. Sembra assorto. Poi, appoggia una mano sulla spalla di Yasim.

“Non temere amico mio. Presto, molto presto avremo tutte le risposte che ci mancano. Ora devo andare.  Il comandante Roxana mi aspetta. Credo che voglia divertirsi un po’ con me con i suoi meschini tormenti”.

Yasim lo guarda senza capire.

“Non ti invidio Samir. Quella donna è davvero spregevole oltre ad essere un infedele.  Tanto bella quanto crudele”.

“Lo so, Yasim, ma, credimi, sta per arrivare anche per lei il momento di espiare i suoi peccati”.

Samir non aggiunge altro e se ne va.
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Livello uno

Roxana è seduta su un divano.  Le gambe incrociate sollevate in alto. Le suole dei suoi anfibi è la prima cosa che nota Samir entrando nella stanza.

Lei lo guarda con un sorriso maligno di scherno.

Al suo fianco c’è Ylenia, la bionda.

Zigomi alti da tipica russa del nord. Fisico snello e atletico. Tutti nella base sanno che è l’amante di Roxana. Lei e il comandante se la fanno.

Maledette lesbiche pervertite” pensa Samir guardandole.

Nella saletta ci sono anche altri due russi.  Anatoly e Kirill. Tagliagole prezzolati. Ex KGB ed ex FSB. Ex di tutto tranne che di sete di denaro e sangue.

Sono tutti in uniforme mimetica. I due uomini e le due donne.  Mimetica da combattimento.

Buon per loro”, pensa Samir sorridendo tra sé, “presto vi servirà tutto il vostro fottuto equipaggiamento. Solo che non basterà a fermarli”.

“Mi volevi vedere Roxana?”

La donna lo guarda con disprezzo. Non si scomoda dalla sua posizione svaccata.

“Sì. Tu e i tuoi amici freaks le seghe tra di voi ve le farete nelle vostre stanze d’ora in poi.  Niente più passeggiate romantiche al chiaro di luna per voi finocchi di arabi”.

Samir ricambia lo sguardo della donna. Lo sostiene.  Annuisce con esasperante lentezza.

“Come vuoi tu Roxana.  Goditi pure il tuo potere e divertiti ad umiliarci ed insultarci ma sappi che presto arriverà il momento in cui implorerai pietà e chiederai il mio aiuto.  Sappi che non avrai ne l’uno né l’altra”.

Il viso di Roxana cambia di espressione.  Diventa duro e feroce. Si alza di istinto, flessuosa e rapida come una tigre.

E’ faccia a faccia con Samir.  Gli punta gli occhi nei suoi.

“Di cosa cazzo vai blaterando maledetto scarafaggio?”.

Samir sostiene il suo sguardo ma la sua voce adesso è molto più rilassata e conciliante.

“Niente Roxana, soltanto uno sfogo. Ti prego di perdonarmi e dimenticare le mie parole”.

Per tutta risposta la donna lo colpisce con un tremendo ceffone che gli spacca il labbro inferiore. Gocce di sangue schizzano fin sul pavimento. Gli altri militari nella stanza ridono di gusto nel vedere la scena.

“Vacci piano Roxana che questo si spezza…ahahah!”.

“Levati dai piedi adesso.  Torna al tuo cazzo di lavoro giù al quinto livello, maledetto idiota”.

Samir non dice una parola. Si asciuga il sangue che cola dal labbro mentre si avvia verso l’ascensore che lo porterà al quinto livello.

Direttamente all’inferno.

Massimiliano Foschi


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