FANS

di Massimo Miranda


Il cielo diventò rosso.

Tutto il fumo e la merda avevano riempito l’aria in quelle ore dense di cose assurde. Ovunque, all’orizzonte, una luce ambrata, e quelle cose che nei film accadevano solo in America, Russia, Cina, India e poi ancora America, Texas orientale oppure Messico, o anche Nicaragua, forse Togo, Sierra Leone, Africa, Zambia, ora stavano succedendo proprio lì: un fiume di zombi: e una striscia di nuvole color sangue.

I militari crearono uno sbarramento proprio nei pressi del Palazzo Reale, in una sorta di piazzale ora occupato finanche da carri armati, autoblindo lince, mitragliatrici ed altro ancora.

La polizia supportava i militari, come al solito i carabinieri scalpitavano per fare qualche altra notevole cazzata. Il controllo del territorio sembrava avesse comunque nuovi coordinatori. Le persone al vertice della scala comandi sembrava sapessero già da tempo cosa stava per succedere.  Era già guerra, era già qualcosa di più che un’emergenza.

Già stavano circolando rapporti su quel che stava succedendo nei punti caldi della provincia, a Castel Volturno, sulla Domiziana, a Giugliano. Qualcuno già diceva che erano state sganciate bombe sulle case dei puffi, a Scampia. Stessa sorte per Secondigliano, una sola strada, un solo fuoco.

CASERTA, POCHI MINUTI PRIMA.

Le due e 22, sole feroce.

La bambina dagli occhi strani e dalla bava che colava, si rialzò dal sangue e avanzò lenta, il militare dalle numerose stelle ordinò all’ispettore di pubblica sicurezza Carbone di sparare con la beretta d’ordinanza al capo, i capelli biondi, ma l’ispettore si rifiutò.

“Non posso. Non ci riesco.”

Il colonnello che aveva dato l’ordine si avvicinò quasi correndo e le sparò al cervello, proprio mentre la bambina emetteva un suono gutturale e si protendeva verso l’uomo, cercando di morderlo.

Il graduato schiaffeggiò Carbone. “Ancora non capisci, vero? Sono morti. Prendi la vecchia a terra, legala, e portala con te!”

C’era una donna a terra che si dimenava. L’ispettore la ammanettò. Riuscì a metterle un cappuccio sul capo ma gli occhi, e il volto, orribilmente trasfigurati, erano ancora là, pronti a comunicare che avrebbero morso chiunque in vita.

“Ecco quello che sta succedendo”, disse il militare ai suoi soldati. Probabilmente pensò che potesse essere l’unico modo per far capire a tutti come affrontare quel pericolo. “Mi stia vicino, coglione.”

Ciò detto, scoprì la testa della donna che si dimenava orribilmente, estrasse il coltello e la pugnalò più volte. Poi le sparò al torace. Niente. La donna schiumava e si avvicinava sempre più, gli uomini presenti cominciarono ad avere paura.

La vecchia morse l’ispettore alla mano.

Il colonnello la freddò con un colpo solo al centro della fronte.

Aspettò ancora qualche secondo immobile e poi vide Carbone in un lago di vomito, gli stessi orrendi occhi, e il desiderio animale di divorare carne umana. Il militare fece fuoco mirando alla testa e come una marionetta alla quale avevano tagliato i fili, l’ispettore crollò a terra.

Alla testa. Era l’unico modo.

“Questo! “, urlò il graduato. “Questo è l’unico modo per porre fine all’epidemia. Chi viene morso diventa come loro, in pochissimo tempo. Muoiono e poi diventano bestie assetate di sangue e affamate di carne umana. L’unico modo per fermarli è colpirli alla testa. Solo così, muoiono definitivamente!”

Massimo Miranda


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