di Nicola Luceri
Le ventitré e cinquantotto…cinquantanove…AUGURI!
Auguri un corno! Improvvisamente, allo scadere della mezzanotte, ufficialmente nel 2015, il mondo si fermò, tranne me. Vidi i miei genitori crollare improvvisamente a terra, mio fratello collassare sulla sedia e i miei cugini, mia nonna, i miei zii, insomma tutti a vomitare e poi cadere rovinosamente sul pavimento. Gridai spaventato. Non sapevo cosa fare, cosa stesse succedendo.
Mi affacciai sul balcone per cercare aiuto e vidi gente cadere giù, altri con i botti incontrollati diretti ovunque e, in alto, nel cielo buio della notte fuochi d’artificio dal colore insolito. Erano di un verde fluorescente e, mentre si dissolvevano nel buio, spargevano una polvere verdastra su tutta la città.
Avvertii un forte odore dolciastro sotto quello di zolfo dei botti di capodanno. Cosa diavolo era quella sostanza? Mi tappai il naso e corsi in soggiorno per chiamare i soccorsi. Digitai il 118 con le mani che mi tremavano incontrollate e aspettai impaziente una risposta. Il telefono squillò a vuoto per un interminabile minuto, poi si disconnesse. Buttai giù la cornetta. Ero disperato, non sapevo cosa fare.
Presi in fretta il cellulare dalla mia borsa e composi qualche numero. Provai a chiamare i miei amici, ma niente. Provai a chiamare i miei colleghi ma ancora niente. Il mondo sembrava essersi dissolto in un istante. Tornai, allora, in cucina, dove erano accasciati tutti quanti. Dovevo provare a svegliarli. Scrollai mia madre, forte, sempre più forte. Era morta. Provai con gli altri. Niente. Erano tutti morti. Tutti.
Dovevo scendere per strada e cercare aiuto, ma avevo paura di inalare quella sostanza verde che aleggiava sulla città. Poi pensai che, forse, ne ero immune e che per questo non mi era successo niente.
Mi feci coraggio e presi la porta. Corsi per le scale come un forsennato e arrivai sulla strada fredda e bagnata di pioggia. I miei passi rimbombavano forti nel silenzio che ora sovrastava l’ambiente. Un attimo prima il caos, un momento dopo il nulla.
Mi bastò qualche minuto di ricognizione per capire che ormai nessuno era sopravvissuto allo scempio creato da quella misteriosa sostanza. Trovai gente sfracellata sull’asfalto perché caduta dai balconi. Cani con la bava alla bocca, sdraiati in pozze di piscio e vomito. E, poi, sangue ovunque.
L’unico posto sicuro era la mia casa, pensai. Decisi, quindi, di tornarci per provare a chiamare ancora i soccorsi. Avevo anche in mente di fare qualche chiamata interurbana per capire se l’evento si fosse verificato solo a Bari.
Giunsi alla mia abitazione in meno di due minuti. Correvo come un pazzo, anche se mi doleva la milza. Salii le scale del portone e spinsi la porta d’ingresso, che avevo lasciato aperta. Una volta tornato in cucina rimasi allibito: non c’era più nessuno! Mi sdraiai sul divano del soggiorno e scoppiai in lacrime:
mi sembrava di essere impazzito. Era arrivato il momento di chiamare fuori Bari. Con un po’ di fortuna la sostanza era stata rilasciata solo sulla mia città. Presi il telefono e iniziai a digitare un numero a caso quando un rumore mi fece sobbalzare dallo spavento. Mi voltai a guardare. Dietro di me c’erano di nuovo tutti. Erano tornati! Da dove erano sbucati fuori? E come avevano fatto a risvegliarsi? Feci per andare incontro a mia madre, per abbracciarla, ma mi bloccai all’istante. Il suo sguardo era assente. Dalla bocca colava una bava giallastra e gorgogliava suoni inarticolati. Guardai alle sue spalle: anche gli altri erano diventati come lei. Non feci in tempo a parlare che mi si avventarono contro. Mia madre fu la prima a raggiungermi con la bocca spalancata. Ora avevo capito: erano diventati zombi! E adesso toccava anche a me quella stessa sorte.
Poi, improvvisamente, ci fu una forte esplosione che scaraventò gli zombi lontano da me. Persi momentaneamente i sensi e, qualche attimo dopo, mi sentii scrollare da qualcuno. Aprii gli occhi, ormai terrorizzato e gridai.
“Che succede, Gianni?” disse mia sorella, ridendo divertita. “Auguri! Felice anno nuovo!”.
Mi alzai confuso dal divano e osservai la scena davanti a me. C’erano tutti i miei parenti e stavano festeggiando con lo spumante. A quanto pareva avevo solo fatto un brutto sogno.
Bel modo per iniziare il nuovo anno, pensai.
Nicola Luceri