di Maria Cozzupoli
M’incantai a guardare la fontana di Piazza Solferino: un insieme di zampilli grandiosi a forma di cipolla con quattro statue che osservavano perennemente lo spettacolo. Mi ero fermata un istante e pensavo a quanto fosse bello, prima. Prima che arrivasse la fine del mondo. Stavo per rimettermi a correre quando una mano fredda mi ha artigliato il braccio, il cuore mi si fermò per un attimo, poi mi voltai e vidi la mano di Tiziano che si abbassava come una mannaia sul morto vivente. Ma non bastò, perché un dolore lancinante alla base della testa mi spezzò le gambe e la vista.
“Mi hanno presa”. Ero sdraiata a terra, la testa di piombo e le palpebre gravi come saracinesche, quindi mi tirai su col palmo della mano ficcato nel cemento, le pietruzze sembravano essersi piantate nelle ossa. Avvertii un odore terribile intorno a me, ma non era molto strano, vivendo in un mondo di morti viventi.
“Dove sono?” Intorno a me la piazza era semi-deserta e mi sentivo strana, in qualche modo mi alzai in piedi ma barcollavo. D’un tratto udii dei passi che si allontanavano tum-tum-tum sempre più fievoli, ma era impossibile non udirli nel deserto in cui eravamo, e feci in tempo a catturare l’immagine confusa di un uomo che si allontanava; poteva essere Tiziano che non mi aveva vista o credeva che fossi morta, quindi provai a correre con un’andatura un po’ traballante. Mentre mi avvicinavo un profumo intenso e delizioso di cibo mi colpì come uno schiaffo, ne ero attratta fatalmente. Non ricordavo più da quanto tempo non avessi mangiato: dovevo averne un po’, e dovevo averne subito. “Da dove arriva quest’odore?.”
Mi precipitai verso di lui attirata dal profumo e dal rumore dei passi, e quando lo raggiunsi, gli appoggiai una mano sulla spalla, che era bollente sotto le mie dita. Stavo per dire “Ehi eccomi”, ma dalla bocca non usciva nulla, notai che le mani erano bianche in maniera innaturale. Tiziano si girò all’istante e i suoi bellissimi occhi grigi mi riconobbero ma l’espressione si trasformò in orrore e poi in paura, arretrò un poco, aveva un’ascia in una mano, l’altra era aperta di fronte e faceva cenno di fermarmi. Io provai a gridare, ma dalla gola non usciva nulla, solo suoni disarticolati. Il profumo di cibo era molto più intenso adesso, stavo dando di matto, ne volevo solo un po’, volevo solo assaggiarne un poco. Mi avvicinai a Tiziano, volevo rassicurarlo, scaldarmi con la sua pelle bollente, mangiare insieme a lui qualcosa di buono finalmente, ma lui indietreggiava e io mi avvicinavo. Poi capii, fui folgorata dalla certezza che quelli fossero i miei ultimi passi sulla terra. “Se solo potessi assaggiarne un poco, prima di morire”. La mannaia scese su di me.
Addio.
Maria Cozzupoli