di Michele Borgogni
Siamo nel 1939, al confine tra Russia e Finlandia dei soldati nazisti iniziano degli esperimenti top secret su dei prigionieri di guerra russi. Lo scopo: sconfiggere la morte. Due anni dopo, per ordine diretto di Adolf Hitler, l’esperimento viene cancellato, ogni carta che ne parlava bruciata, i pochi sopravvissuti uccisi e sepolti in una fossa comune.
Due anni dopo, una squadra mista finlandese-americana viene spedita in missione nel tentativo di catturare un bunker segreto russo.
E questa (secondo il regista) è una storia vera.
Vedete, è tutto vero, è scritto lì!
Zombie, nazisti, soldati, comunisti russi, americani… e vabbè, anche i finlandesi. Cosa può andare storto? Non si può sbagliare!
E invece Marko Mäkilaakso, regista di questa roba, ce la mette tutta per dimostrare che si può fare un film non solo brutto, ma quel che è peggio noiosissimo, anche con gli zombie nazi-comunisti.
Il motivo principale: si prende troppo sul serio. E un film che nei progetti originari avrebbe dovuto avere come protagonista James Van der Beek NON SI PUO’ prendere troppo sul serio. Invece Marko si crede Spielberg, ed il film inizia con dieci minuti di footage rubato a Salvate il Soldato Ryan, ma con un centesimo del budget e un decimillesimo del talento. Esplosioni casuali, gruppi di soldati (impossibile dire se si tratti di amici o nemici, visto che tutto è buio e incomprensibile) che si raggruppano a caso, colpi qua e la, soldati con una sola espressione facciale che tanto a cosa servono le espressioni facciali?
Ma quando arrivano gli zombie ci si augura che tutto cambi! Sono anche zombie particolari, saltano come grilli, corrono, sembrano dotati di un minimo di intelligenza animale, visto che si muovono in branco, tendono agguati e non usano solo denti ed artigli, ma anche pugni e calci, per arrivare ad afferrare il nemico e… fargli dei succhiotti, visto che non si vede neppure un lembo di carne strappata a morsi. Si, gli zombie non fanno neppure paura.
Ricapitoliamo:
– non fa ridere
– non fa paura
– è girato senza un minimo di talento o inventiva
– gli attori sono dei cani
Almeno la storia sarà bella?
No, è la solita robaccia confusionaria, con oggetti strani lasciati dai nazisti, segreti che dovrebbero essere tenuti nascosti, alti papaveri dell’esercito che conoscono la verità ma si guardano bene dal dirlo ai loro sottoposti.
Ah, c’è anche una storia d’amore strappalacrime tra un russo e una finlandese.
Ho lottato per non addormentarmi, e i titoli di coda sono giunti in mio soccorso… rivelandosi la cosa migliore del film, primo perché significavano che il film ERA FINITO, poi perché ho scoperto che un attore si chiamava MIKKO LEKKILAMPI. Un film sulla sua vita (o sulle origini del suo nome!) sarebbe stato sicuramente più interessante.
Michele Borgogni