di Anna Liguori
Vivo in macchina da quando è cominciata. Credo sia passato qualche mese da quando ho accompagnato l’ultimo passeggero all’aeroporto. Una bella donna dagli occhiali scuri e da un unico pesante bagaglio. Quando è scesa dal taxi l’hanno afferrata in quattro. In meno di un minuto il suo corpo era completamente sventrato. Non ci ho pensato neanche due volte a fermarmi. Ho spinto al massimo l’acceleratore lasciandomi alle spalle le urla.
“Tump, tump, tump.”
Se mi sento in colpa? Neanche un po’. Si chiama istinto di sopravvivenza, ed è solo grazie alla scelta di non fare l’eroe che probabilmente sono ancora vivo. Guido il taxi da 6 mesi, l’ultimo dei mille lavori che mi sono lasciato alle spalle. Non sono uno scansafatiche, e che dopo un po’ mi annoio. All’ultimo distributore di benzina sono riuscito a fare un pieno, non so neanche dove diavolo sto andando. La mia unica arma è un’accetta trovata conficcata in un cranio di una di quelle masse di carne putrescente. Fin’ora mi è servita al meglio, ma vorrei tanto un fucile di precisione. Che volete? Sono un tipo pretenzioso.
“Tump, tump, tump.”
Nell’ultima casa dove ho passato diverse notti, una mandria di merdosi ha sfondato la recinzione, ed ora eccomi qui con il culo appiattito dal sedile a cercare un riparo. Sapevo che avrei passato molto tempo in questo taxi, ma addirittura l’apocalisse zombie. Per fortuna sembra che il segnale della stazione radio sia ancora in funzione. La musica mi aiuta a non pensare, e questo stronzo di musica ne capisce. Se solo quel rumore smettesse.
“Tump, tump, tump.”
Da qualche giorno sento dei colpetti nel bagagliaio posteriore, probabile danno provocato dalla fuga di qualche sera fa. Ora non ho voglia di fermarmi, la strada è libera, dritta e senza abitazioni e, anche se lo stomaco mi suggerisce di sostare, voglio godermi l’insana libertà della solitudine. Abbasso un po’ il volume della radio per godermi il rumore degli alberi spronati dal vento, rallento e abbasso il finestrino. L’asfalto illuminato dal sole sembra un mare calmo e senza pesci. Oltre il guard rail, si perdono le strade di campagna con l’erba troppo alta. C’è uno zombie che cammina lentamente in fondo a tutto quel verde dorato, è lento, senza meta. Quando passo abbastanza vicino da fargli sentire il suono del motore, alza la testa e la gira verso di me. Eh già, un bel fucile tra le mani e ora il mondo avrebbe un cazzo di zombie in meno.
“Tump, tump, tump.”
Alzo il volume della radio per coprire questi maledetti tonfi che mi hanno distolto dai miei sogni di gloria. Controllerò al prossimo distributore, sperando che ci sia ancora benzina. Ammesso che ci siano ancora sopravvissuti, è molto probabile che non trovi neanche una goccia. Ormai siamo diventati peggio degli sciacalli.
“Tump, tump, tump.”
Non appena ho alzato il volume della radio, i tonfi si sono fatti più costanti. Ho un brivido per tutto il corpo, invece di fermarmi accelero, la velocità mi aiuta a pensare. Dinanzi a me la strada è ancora libera. Sono fottuto, forse no.
“Tump, tump, tump.”
Con la fronte bagnata di ghiaccio mi fermo.
“Tump, tump, tump.”
Afferro l’accetta.
“Tump, tump, tump.”
Scendo.
“Tump, tump, tump.”
La paura mi annebbia il cervello.
“Tump, tump, tump.”
Mi avvicino sempre più.
“Tump, tump, tump.”
“Stoc !”
Uno zombie in meno, uno stronzo in più.
Anna Liguori