Racconti brevi

Di Igor Zanchelli


Liberazione. Parola stupenda che implica la rottura di catene, che evoca libertà, autodeterminazione, gioia. Pensando a questo  termine vedo nella mia testa immagini di colonne di soldati che entrano in città tra due ali di folla che esultano festanti al loro passaggio. Vedo danze, balli, baci tra marinai e infermiere. Donne con mazzi di fiori tra le mani che li lanciano sui mezzi militari.

Vedo padri che innalzano i loro figli, indicando quegli uomini vestiti tutti uguali che con la loro lotta permetteranno a questi piccoli bambini di crescere liberi e senza oppressori.

Poi apro gli occhi e vedo una stanza spoglia, un letto sudicio su cui sono rannicchiato, una finestra rotta con tendine strappate, che un tempo saranno anche state belle, che si affaccia sulla desolazione. La porta sprangata, puntellata con i miseri arredi che adornavano questa camera; un comodino, una scrivania.

Poi vedo questo morso sul mio braccio.

Due mezzelune sanguinanti che disegnano un cerchio, con alcuni tratti della circonferenza mancante, segno che qualche dente mancava.

L’autore di questo moderno tatuaggio e lì dietro quella porta sbarrata che smania per entrare e finire il suo capolavoro.

Ah se ci fossero soldati anche qui. Se quelle grandiose forze armate potessero passare di qui, anche io lancerei loro dei fiori, ed esulterei. Ma non potrò essere liberato.

Il male ormai è in me. Mi ha invaso. Questo demone ha trovato sede del mio corpo, nelle mie carni. Nessun battaglione potrà mai riuscire a scacciarlo. Nessun bombardamento riuscirà mai a rendere il mio corpo libero. Ormai sono segnato, ormai sono l’unto del signore.

Un signore che non è il signore della luce, ma quello delle tenebre e della fame eterna. Un Dio dedito alla caccia e al proselitismo si impadronirà della mia coscienza, della mia anima, rendendomi affamato di carne e sangue.

Quale liberazione potrò mai cercare, anelare e attendere?

Guardo questa pistola, con il suo bel colore argento e i suoi confettini color ottone.

Ecco che mi illumino, ho trovato la mia liberazione.

Ti ho sconfitto Dio delle tenebre. Hai perso.

BANG.

Igor Zanchelli


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