Articolifumetti

di Nicola Furia


 

Eh sì… è proprio vero, è uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve fare.

Tempo fa commisi l’imperdonabile errore di scrivere un ironico e malizioso articolo sull’indagatore dell’incubo dal titolo DYLAN DOG, GLI ZOMBIE E… DON MATTEO.

Oltre agli improperi e alle minacce piovutemi addosso dai fans estremisti e intolleranti del Dog, recentemente gli “amici” della Redazione di ILOVEZOMBIE.IT, con un atteggiamento ingenuo falso quanto la paventata rivoluzione “Recchioniana” della saga Dylaniana, mi dicono:

 

«Ehi, Nick, ma hai saputo che la casa editrice Bonelli e La Gazzetta dello Sport portano in edicola una nuova collana dedicata a Dylan Dog dal titolo “I colori della Paura”? E sai che il primo numero si intitolerà “La nuova alba dei morti viventi”?»

«No… non lo sapevo, ma dormivo sereno ugualmente».

«Dai, devi scriverci due righe… Chi meglio di te?».

 

Che amici! Chi trova un amico trova un tesoro (ma chi trova un tesoro… che se ne fa degli amici?).

Insomma… io, che avevo giurato di non comprare mai più un albo del Dylan (e che avevo rotto il giuramento abboccando come un pesce palla all’esca del finto rinnovamento del personaggio), io che mi vantavo di non aver mai sfogliato una Gazzetta dello Sport, ecco che mi ritrovo con quest’albetto di 35 pagine ad un prezzo di 1,99 euro tra le mani tremanti. Testo di Recchioni, disegni di Mammucari.

Scopro con imbarazzo che si tratta del remake del primo numero della saga (l’introvabile “L’alba dei morti viventi”… appunto!).

Al termine della lettura, durata 10 minuti circa (ci ho messo di più ad entrare in edicola, litigare con l’edicolante per non farmi appioppare la Gazzetta dello Sport e aspettare il resto di un centesimo), un moto di rabbia mi esplode potentemente dentro.

Ma sant’Iddio! Non gli bastava aver ucciso quel personaggio fantastico creato da Tiziano Scavi, adesso vogliono ucciderne anche il ricordo!

Lancio il giornaletto patinato ed a colori in fondo alla stanza e cerco di prendere sonno.

Niente da fare… C’è un pensiero che mi arrovella il cervello: “Ma è possibile che sia stata questa storiella scialba e noiosa che mi ha fatto innamorare del personaggio?”.

A questo punto mi alzo e vado prelevare dalla libreria, con movimenti cauti e rituali, il prezioso numero 1.  Lo sfilo dal cellophane di protezione e, dopo decenni, lo rileggo. Testo di Sclavi, disegni di Stano.

Che emozione! Eccolo il MIO Dylan!

Stralunato, surreale, imprevedibile e dinamico. E guarda Groucho! Le sue battute fanno ridere! L’ironia sbirresca di Bloch, poi, completa il quadro.

I disegni di Stano sono fantastici, un bianco e nero che surclassa gli sgargianti (e pacchiani) colori del remake. I dialoghi serrati risultano piacevoli, scorrevoli e credibili.

Le continue citazioni al film di Romero e l’impegno nel ricreare l’incubo della risurrezione dei morti così come descritta dall’insuperabile regista, sono lodevoli.

Tutto è sublimemente perfetto!

Perché, allora, voler distruggere un opera di 98 pagine riassumendola rozzamente?

Cos’altro se non il business spietato e cinico ha mosso gli attuali autori a compiere questa nefandezza?

Voi vi chiederete: “ma è proprio la stessa storia? Non ci hanno messo nulla di innovativo?”.

E certo che ce l’hanno messa! Una genialata! In sostanza la storia questa volta è raccontata nientepopodimeno che… dal clarinetto di Dylan!

Sì, avete letto bene, è il clarinetto che racconta in prima persona gli eventi che portano Dylan nel maniero di Xabaras per far luce sui folli esperimenti origine della resurrezione dei morti.

Insomma… una storia del piffero!

Non so come proseguirà questa infame collana e se anche gli altri numeri saranno dei remake. Tremo al pensiero di chi sarà il prossimo narratore. Il baffo destro di Groucho o il testicolo sinistro di Bloch?

A voi cercare la risposta… io ho già dato.

 

Nicola Furia


 

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