di Lorenzo Muntoni
Stavo immobile, terrorizzato in mezzo a quella piazza.
Sopra di me nulla.
Non c’era un filo di vento, né un sole.
Non esisteva nemmeno un cielo a cui aggrappare le mie speranze.
Lei stava di là che mi osservava. Mi studiava quella Bastarda Nera. Sapeva bene che se avessi fatto due passi più in là, la fine sarebbe giunta.
C’è chi la chiama la Stronza. Altri la Regina Nera. Il nome che più le si addice è la Bastarda Nera.
Deglutii avidamente la poca saliva che avevo in bocca e mi voltai a guardare il mio amato Re. Sudava come un maiale… Poverino. Gli si leggeva in viso il terrore che provava. La Bastarda Nera voleva cibarsene. Era malvagia. Un’entità crudele, assetata di sangue e programmata per mangiare.
Improvvisamente udii il barcollare di una torre in lontananza. Il suo successivo crollo mi fece trasalire a tal punto che ormai ero diventato preda dei più pesanti attacchi di panico che uno potesse vivere:
Sudorazione fredda e viso bollente;
Voglia di vomitare e tremore delle gambe;
Tachicardia acuta e sapore metallico in bocca;
Dovevo decidermi: o facevo l’eroe oppure il mio amato Re sarebbe stato divorato da quella bastarda.
Rimasi immobile, bloccato dall’ansia. Bloccato dalla mia insicurezza.
La Bastarda Nera fece la sua mossa crudele.
Divorò il Re.
Scacco Matto!
Lorenzo Muntoni
graziee