Dettagli prodotto
Formato: Formato Kindle
Dimensioni file: 558 KB
Lunghezza stampa: 181
Utilizzo simultaneo di dispositivi: illimitato
Editore: Plutonia Experiment; 1 edizione (7 luglio 2015)
Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
Lingua: Italiano
ASIN: B0117NNY10
Sinossi
Sono trascorsi molti mesi da quando la resurrezione in massa dei morti – vecchi e nuovi – ha scatenato il flagello della zombie apocalypse in tutto il bacino mediterraneo.
Paesi e nazioni sono stati cancellati dalle cartine geografiche, interi popoli sono stati divorati da orde insaziabili e innumerevoli di ritornanti.
Altrove, i vivi hanno costruito muri, predisposto quarantene, escogitato contromisure estreme, nella speranza che l’inspiegabile Evento Z non si ripetesse in futuro.
Abbandonati gli stati del Nord Africa e del Sud Europa al loro destino, la gente ha quindi cercato di tornare alla vita di sempre.
In Italia, uno dei paesi colpiti dall’apocalisse zombie, la missione NATO Atalanta ha bonificato alcuni quartieri di Milano, creando un presidio fortificato nel cuore delle terre perdute.
È proprio da lì che Frank Colucci, analista della CIA, inizia la sua ricerca di una misteriosa santona, intoccabile dagli zombie ed errabonda nelle wasteland di quella che un tempo era la Lombardia.
Recensione
Partendo dal pensiero di un grandissimo amico: “i gusti sono come le palle ed ognuno ha le sue”, facciamo una piccola recensione al secondo romanzo a tema zombie di Girola Evento Z.
Evento Z è il seguito di Zona Z; non è il classico sequel, cioè che riprende “da dove ci eravamo lasciati”. Qui la storia è a se, seppure in alcuni passaggi, dei richiami e dei riferimenti al precedente ci sono, ma tuttavia nulla che non possa, qualora non si è letto Zona Z, impedirci di continuare la lettura.
A differenza del primo, qui ci sono molti più zombie, e molti più “attori”. Ognuno dotato di una identità, caratteriale e non, ben definita. Anche i personaggi secondari sono diversi gli uni dagli altri, non ci sono cloni ma tante singole identità seppure confuse nella “generalità” della massa. Focalizzandosi su ogni personaggio di questa informe collettività, si è in grado di comprendere egli chi è, anche se fosse quel soldato in terza fila nella quinta posizione, oppure chi è il tizio che beve al bar con un amico o ancora il milite di guardia al ceck point.
Le descrizioni dei luoghi, dei personaggi e delle dinamiche/macerazioni interiori sono ottime, anche se per ammissione dello stesso autore, alcuni luoghi sono stati leggermente modificati per esigenze narrative; questo, tuttavia, può essere notato solo e soltanto da chi abita e\o conosce bene le zone qui raccontate.
A differenza del primo romanzo, Evento Z è più cupo. Le sensazioni e le atmosfere che ho avuto leggendolo, sono quelle alla Blade Runner, grigie, spettrali, dove uomini e donne sopravvissuti, tentano di vivere la propria vita in una sicura Milano, svolgendo le quotidiane incombenze come faceva prima, ma senza “anima”, vuote, senza sogni ne progetti, costrette a vivere poiché l’istinto di conservazione della specie lo impone. Una popolazione irrimediabilmente rassegnata, ma che tuttavia, indossando la maschera della falsa normalità “inscena la Vita”.
In questa desolazione materiale e spirituale, emerge tutta la “creatività” italica, rappresentata dall’arte di arrangiarsi, penso al fiorente mercato nero, già da noi realmente sperimentato nell’immediato “dopo guerra” e ai vari giochi politici e di potere che animano molte azioni delle persone al comando.
La fase di documentazione mi è apparsa molto buona, basando gli avvenimenti su accertate basi storiche, ad esempio riguardo ai “Martinit”. Lo stile del racconto ha un’impronta tipica dei romanzi d’azione americani. Qui devo far notare un paio di inesattezze:
il più alto in grado in un determinato luogo della CIA, non si identifica col termine supervisore, ma capocentro;
riferendosi al quartier generale delle forze nato che proteggono la zona sicura di Milano, non si usa il QG ma il termine HQ.
Anche noi italioti, lo avremmo identificato con quella sigla, primo perché siamo tanto innamorati dei termini inglesi che sono molto cool, secondo per farci capire quando occorre rapportarsi con i soldati della coalizione.
Il ritmo è più lento, rispetto al precedente libro, ma credo che ciò sia una strategia narrativa dell’autore. Il personaggio principale mi ricorda tanto Jack Rayan, celebre personaggio dei romanzi dello scrittore Tom Clancy, concentrato esclusivamente sulla sua missione, indifferente alle tragedie che lo circondano, alle prese con i suoi demoni interiori, preciso e metodico.
Non vuole vittime inutili se non è necessario; non vuole farsi coinvolgere in una situazione che non gli appartiene. Ha il suo obiettivo e il suo sguardo e le sue azioni sono concentrate esclusivamente su quello.
Tra intrecci di spie e contro spie, pazzi e fanatici religiosi, lupi travestiti da pecore, la lettura scorre bene e risulta molto piacevole, centellinando le informazioni un poco alla volta. Chi ama immaginare ed anticipare scenari o eventi, compresi colpi di scena, mentre legge, più di una volta rimarrà spiazzato.
Nel complesso il tutto regge abbastanza bene e risulta credibile: anche le scene di fuoco con relativi movimenti tattici e utilizzo delle armi, appare abbastanza corrispondente al vero, compresa la descrizione delle stesse.
Viene inserita e delineata, finalmente, una bellissima novità in ambito zombesco, accennata molto lontanamente nel precedente Area Z, ovvero la figura del camaleonte (non dirò cosa è altrimenti vi rovino la sorpresa). Personalmente avrei preferito che Girola spendesse qualche pagina per farlo risaltare di più nella storia. Il rischio che si corre è che, leggendo, questa novità, centrale a mio avviso in tutto il progetto, possa scomparire nella vicende che si susseguono.
Un solo passaggio non mi convince per niente, ma solo perché voglio spaccare il spaccare il capello e rompere i “maroni”: il passaggio dove il sindaco di Milano autorizza per iscritto il protagonista a operare nella zona libera.
Sapendo che esiste ancora un governo, seppure in esilio e fantoccio, in questa Italia occupata da soldati stranieri e da zombie, conoscendo bene la burocrazia italica e la suscettibilità dei politi nostrani, mi pare inverosimile che un semplice sindaco posso autonomamente permettere quanto raccontato, e farlo soprattutto per iscritto.
Ciò sarebbe credibile solo in forza di una autorizzazione del capo del governo o su sua delega dal ministro dell’interno pro tempore. L’esercizio autonomo del potere da parte del primo cittadino sarebbe possibile solo se si avesse a che fare con un leader come il governatore alla The Walking Dead, tanto per citarne uno, ma dal racconto ciò non traspare.
Tuttavia questa incongruenza non sminuisce per nulla tutto il lavoro.
In definitiva posso dire che il racconto mi è piaciuto, e ne consiglio caldamente la lettura, il giudizio è molto più che buono.