di Igor Zanchelli
Tempo fa seguivo una discussione su un gruppo di fan di The Walking Dead. Una delle discussioni verteva sul comportamento di Rick in un episodio particolare. Nello specifico la scena inquadrava una persona a piedi che camminava su una strada secondaria inseguito a distanza dagli zombie. Rick ed i suoi compagni percorrevano la stessa via in auto e non si fermavano alle vistose richieste d’aiuto del giovane. Tante furono le discussioni, tra gli occupanti del mezzo, circa la possibilità di salvare il ragazzo; alla fine si decide di tornare indietro ma trovano solo lo zaino che il giovane aveva sulle spalle. Rick senza batter ciglio si impossessa dello zaino e il gruppo si allontana.
Per quanto detto sopra mi chiedevo: ma in una situazione di Apocalisse Z, sentimenti come Pietà e Compassione che fine farebbero?
Riuscirebbe un sopravvissuto a provare ancora pietà e compassione verso un suo simile?
Credo che la Pietà sarà fortemente presente, almeno nei gruppi consolidati, e assumerà la caratteristica di una costante nell’operato dei sopravvissuti mentre, al contrario, la compassione cesserebbe di esistere o quanto meno sarebbe riservata alle persone della propria ristretta cerchia, in maniera molto limitata e solo come manifestazione della volontà di potenza. Vediamo il perché.
La compassione (dal latino cum patior -soffro con- e dal greco, sym patheia – “simpatia”, provare emozioni con…) è un sentimento per il quale un individuo percepisce emozionalmente la sofferenza altrui provandone pena e desiderando alleviarla.
Il concetto di compassione richiama quello di empatia (dal greco empateia, composta da en-, “dentro”, e pathos, “affezione o sentimento”), che veniva usata per indicare il rapporto emozionale di partecipazione soggettiva che legava lo spettatore del teatro greco antico all’attore recitante ed anche l’immedesimazione che questi aveva con il personaggio che interpretava.
In Schopenhauer, nella filosofia moderna, la compassione è una delle strade che porta alla liberazione dal dolore universale dell’uomo, come fenomeno schiavo del rapporto di causalità e come soggetto alla “volontà di vivere”. L’uomo, provando compassione, nel senso originale del termine, cioè patendo assieme agli altri per il loro dolore, non solo prende coscienza del dolore ma lo sente e lo fa suo. Si realizzerà così la pur momentanea sconfitta della volontà di vivere che sarà meno incisiva. [fonte Wikipedia]
Quindi provando compassione verso qualcuno in una situazione di Apocalisse Z, si può perdere la forza di volontà alla sopravvivenza, esponendo il singolo e il gruppo a pericoli.
L’assuefazione al dolore che si prova, a causa dei lutti patiti o delle rinunce fatte ed il vivere costantemente braccati, satura il sopravvissuto e questi istintivamente, pena la follia, rifiuterà di caricarsi, attraverso la compassione e l’empatia, altro dolore.
Semplicemente la sua ragione, il suo spirito, il suo corpo, lo rifiutano e lo scacciano. Il dolore altrui rimane fuori, poiché nell’animo del sopravvissuto non vi è più posto.
Tuttavia, possono verificarsi dei casi in cui la compassione viene praticata, ma come sostiene Nietzsche “l’etica del più forte è compassionevole e filantropica non tanto per un sincero sentimento di misericordia, ma come naturale conseguenza di una pienezza di potere che straripa sui sottomessi e sugli schiavi”, laddove una forte personalità assume il comando di un gruppo o una comunità.
In questo caso la compassione non è manifesto del “soffro con te” ma piuttosto di: “io ergendomi a Dio, posso manifestare il mio dominio su l’altro attraverso l’esercizio, del tutto arbitrario, della compassione”.
La pietà (dal latino pietas) è il sentimento che induce l’uomo ad amare e rispettare il prossimo.
Il significato attuale della parola pietà, cioè misericordia, non corrisponde al significato del termine da cui essa deriva: la pietas degli antichi era infatti la devozione religiosa, il sentimento d’amore patriottico e di rispetto verso la famiglia e il valore intrinseco e gerarchico che essa rappresentava nel mondo ellenico.
Enea veniva soprannominato il pio non perché fosse buono e misericordioso, ma perché era non solo particolarmente devoto agli dèi, ma anche perché incarnava perfettamente i valori di rispetto dell’unità familiare. Durante la fuga da Troia, Enea si fa carico sia del figlio, sia del padre Anchise. Il motivo della pietas è molto evidente nelle sue gesta, come quando è alla ricerca del vecchio padre e lo porta sulle spalle mentre sono in fuga. Qui l’atteggiamento “pietoso” dell’eroe troiano consiste nel rispetto dei valori tradizionali quali la famiglia, la patria e la religione. [op.cit.]
Il significato del termine si è avvicinato a quello attuale di misericordia con il Cristianesimo, per il quale la pietà è un attributo di Dio.
È chiaro che vivendo in un’era dove i morti braccano i vivi, tutte le certezze e i dogmi delle religioni vengono a decadere; non vi è più posto per una religione che professa la resurrezione dei caduti e la pace eterna. Così il nuovo significato (misericordia) che il cristianesimo diede al termine pietà non esisterà più. Ciò che rimane è sostanzialmente il rispetto del valore della famiglia e della patria.
In fondo non è ciò che fa Rick, quando protegge il suo gruppo sia dagli erranti che dalle varie minacce umane che mettono in pericolo la sua comunità?
Ecco quindi che la pietà, riscoprendo il significato originario, assume un’importanza notevole: solo attraverso la Pietas ogni singolo, appartenente ad un gruppo, può proteggere se stesso e la comunità dai pericoli e dall’estinzione.
Se da un lato i potenti o i dominus possono muoversi a compassione verso un altro uomo, esclusivamente per manifestare la loro potenza, dall’altro tutti avranno la costante delle azioni compiute per pietà, almeno nel suo significato originario.
Ovviamente, siccome la personalità dell’essere umano è complessa e misteriosa e i suoi atteggiamenti a volte sfuggono la logica, venendo dettati dall’irrazionalità, potrebbe capitare che in alcuni gruppi il concetto di pietà/misericordia sopravviva, così come i valori dettati dalle varie religioni, ma dubito fortemente che questi siano simili a quelli che oggi noi conosciamo.
Sicuramente l’umanità subirà un grande mutamento negli atteggiamenti, nei sentimenti, nelle azioni e nei rapporti interpersonali sia all’interno del gruppo di appartenenza che con altri gruppi o singoli esterni.
In questo inferno riesco solo ad immaginare una realtà alla Mad Max con una fortissima impronta della morale delle grandi epopee classiche greche, fatte di eroi, città stato, onore.
Igor Zanchelli