di Edoardo Depaoli
(Epidemia)
Gli Zombi avanzavano famelici.
Ilario prese il mitragliatore e lo portò dritto davanti a se. Cesare fece lo stesso.
<< Al mio via! >>, disse il poliziotto, << 1, 2, 3… Viaaa! >>.
In una frazione di secondo i due combattenti si misero a girare l’uno attaccato all’altro, schiena contro schiena, formando un cerchio e sparando all’impazzata contro i morti viventi.
Ilario e Cesare urlavano mentre le raffiche dei loro mitragliatori facevano saltare ovunque pezzi di carne, occhi, ossa…
Ma altri zombi si sostituivano a quelli caduti, come se dietro ad ogni dozzina ce ne fosse un’altra.
<< Ci hanno accerchiato, siamo all’interno della colonia, maledizione! >>
Dal suolo, uno dopo l’altro, comparivano altri non morti e altri ancora.
<< Dobbiamo ritornare al passaggio! >>
Sempre sparando a cerchio, Ilario e Cesare iniziarono a muoversi verso l’uscita.
Gli zombi erano troppi e se i mitragliatori si fossero scaricati non ci sarebbe stato abbastanza tempo per caricarli nuovamente.
Ilario, ormai ad un passo dal buco nella rete, si accovacciò per terra. Cesare lo copriva mentre il ragazzo attraversava la rete << Vieni Nick, ti copro io! >>
Cesare fece per abbassarsi sempre continuando a sparare nella zona buia da dove, uno dopo l’altro, comparivano Loro.
Stava per passare quando uno zombie lo raggiunse ad una gamba.
Ilario non aveva più munizioni. Lo zombie tirò la testa all’indietro mentre Cesare urlava cercando di divincolarsi.
Il mostro aprì le fauci e…
BANG!
Un colpo secco, con la pistola carica, gli fece esplodere la testa. Cesare alzò lo sguardo e vide Ilario arma in pugno ancora freddo sull’obbiettivo.
<< Andiamocene via ragazzo, non perdiamo neanche un secondo >>
Ripresero il sentiero al contrario correndo a più non posso.
La strada sembrava infinita. Il buoi della notte non permetteva di vedere se non delle luci in lontananza.
*
Gli Zombi non potevano più raggiungerli ormai.
Sulla velocità con gli esseri umani non c’era confronto. La macchina era vicina. Se l’erano cavata, anche se Cesare, sembrava zoppicare leggermente.
<< Cosa hai visto nel buco? >>
<< E’ pieno di barili ad alto contenuto tossico, forse radioattivi… >>
<< C’era del liquido, qualcosa? >>
<< Sì, c’era del liquido verdastro sparso a terra che terminava in un rigagnolo d’acqua >>
<< Sei riuscito a prendere un campione? >>
<< No, non mi avevi detto nulla… >>
<< Dobbiamo ritornare e prenderne un campione >>
<< Tu sei pazzo! Non se ne parla! >>
<< Ragiona, maledizione, è l’unica occasione che abbiamo per isolare la fonte del virus >>
<< Vaffanculo, Cesare! Vai a fare in culo, bastarda puttana, non puoi forzarmi, non mi devi forzare, io non ci torno in quell’inferno di merda, chiaro? Non se ne parla! >>
<< Fammi vedere le scarpe! >>, gli ordinò Cesare con voce grossa.
<< Che casa cazzo centrano adesso le scarpe? Non mi devi forzare, hai capito? >>
<< Fammele vedere ti ho detto! >>
Ilario alzò gli anfibi. Sulla suola c’era del liquido verdastro.
<< Toh! Contento? >>
<< Sì, non te ne sei accorto, ma le tue scarpe sono piene di liquido… >>
<< E con questo?! >>, sbottò Ilario ancora in preda alla rabbia.
<< Con questo abbiamo il campione, ragazzo, missione compiuta! >>
*
<< Dobbiamo andare al laboratorio. Conosco un esperto che potrà darci una mano per preparare un antidoto… Muoviamoci! >>
Ilario e Cesare montarono sulla jeep e si diressero fuori dalla zona segnata dal reticolato.
Gli zombi potevano essere in agguato, nascosti in ogni luogo, così Ilario ricaricò il mitra e, mentre Cesare guidava, il ragazzo teneva sotto controllo il percorso pronto a fare fuoco.
<< Eccone uno… Spara! >>
<< Beccato! >>
<< Bravo, non perdere la concentrazione. >>
Dopo aver varcato la zona rossa ed essere entrati in strada, Ilario e Cesare si diressero verso la statale.
<< Il laboratorio e a pochi km in direzione di Cuneo. >>
Ilario non proferì parola, ormai aveva visto tutto quello che umanamente si poteva tollerare ed era deciso ad affidarsi al caso. Cesare sudava visibilmente.
<< Stai male? >>
<< No, no, ho solo preso una storta, una cosa da poco >>
*
Sulla strada incrociarono solo camionette militari che andavano e venivano. Usciti dalla statale percorsero ancora qualche chilometro e poi entrarono nel paese di Carmagnola. Lì abitava il professor Ugazzi dell’Università di Torino. Lui era l’unico, secondo Cesare, in grado di capire di che sostanza si trattasse e di come poter fermare l’epidemia. Era una sua vecchia conoscenza.
Un’illustre scienziato che aveva collaborato con le forze speciali della polizia sventando un’infinità di casi di contagio batteriologico.
<< Vedrai che Ugazzi sarà in grado di darci la spiegazione che stiamo cercando… >>
*
La casa del professore si trovava in fondo ad una via laterale. Cesare prese la strada che terminava con un sentiero di ghiaia. Parcheggiò la macchina a pochi metri dalla porta e scese dall’auto. Ilario fece lo stesso e insieme si diressero verso l’abitazione. La porta era stranamente aperta.
<< Entriamo! >>, proferì Cesare in assetto da combattimento, << ho l’impressione che sia successo qualcosa di strano. >>
La casa era visibilmente sottosopra, come se fosse stato tentato un furto, finito in malo modo e con una brusca accelerata.
Cesare chiamò a gran voce il professore. Nessuna risposta. Il poliziotto salì le scale. Ilario lo seguì a breve distanza. Insieme aprirono la porta del laboratorio.
Il professore era lì, intento a leggere alla scrivania.
<< Ma che diavolo Professore, le sembra questo il modo di accogliere gli amici? >>
<< Cesare, qual buon vento? Sai che non sono mai stato una persona dalle buone abitudini domestiche. Pensavo fossi in pensione o mi sbaglio? >>
<< Ha sentito il notiziario di recente professore? >>
<< Come no! Sei qui per l’infezione, dovevo aspettarmelo, parla, ti ascolto. >> Poi vedendo entrare Ilario il professore cambiò atteggiamento.
<< Hai portato un amico, bene, così hai smesso di cacciarti nei guai tutto solo a caccia di improbabili complotti internazionali? >>
<< Ma Gesù, Ugazzi, quelli erano altri tempi, lo sai. >>
<< Perché? Adesso righi dritto? Ma come mai non mi presenti il giovanotto? Scusalo, è un maleducato oltre che ad essere uno sbirro è anche un maleducato. Non sarebbe meglio se io e… >>
<< Ilario, si chiama Ilario. >>
<< Giusto, io, tu e Ilario, ce ne andassimo al piano di sotto per affrontare l’argomento con calma. A giudicare da come siete vestiti ho la netta impressione che la nostra conversazione si annunci interessante >>
*
Ilario, Cesare e il Professore sceso al piano di sotto.
Ilario aveva messo il liquido, su consiglio di Cesare, all’interno di un contenitore in vetro.
<< Così ne avete un campione? >>
<< Precisamente! >>
Il professore ricevette la fiala. La prese incuriosito e l’osservò per un lungo istante.
<< Devo analizzarla! >>, disse e si precipitò al piano superiore.
Ilario e Cesare si guardarono attoniti.
Dopo una decina di minuti il professore rientrò nella stanza.
<< Come immaginavo, ragazzi, come immaginavo… >>
<< Cosa? >>, chiese Cesare.
<< Si tratta di una sostanza tossica, altamente tossica. >>
<< Questo lo avevamo compreso >>, commentò Ilario indisposto.
<< Scusate, mi spiego meglio. Quello che avete trovato è un rifiuto tossico industriale ad alta concentrazione radioattiva. Con molta probabilità i barili che hai visto contenevano questa sostanza da molto, molto tempo. Per qualche strana ragione la sostanza deve essere entrata in contatto con diversi batteri, ma uno in particolare, uno stafilococco, è riuscito ad adattarsi al liquido e miracolosamente a sopravvivere alle radiazioni, modificandosi geneticamente. Venite a vedere >>
Ilario e Cesare seguirono il professore nel laboratorio.
Il professore si fermò al microscopio.
<< Chi vuol essere il primo? >>
<< Non è un gioco di ruolo >>, sbottò Cesare, irritato.
<< Certo, certo! Bene Ilario… >>
Ilario guardò nella lente. Poi fu il turno di Cesare.
Il parassita era visibile, in decine, anzi, centinaia di unità.
<< Sembra immobile! >>
<< Morto, direi >>, aggiunse il professore, << ma osservate meglio cosa succede se avvicinate la vostra mano al vetrino.>>
Cesare avvicinò la mano e la ritrasse terrorizzato.
<< Si sono… >>
<< Trasformati è il temine più corretto. L’odore del sangue li ha trasformati. Ecco cosa succede. Una mutazione genetica immediata e continua. Fino a quando esisterà del sangue il parassita riprenderà la mutazione per poi cessarla e ritornare ad uno stato vegetativo. >>
<< E’ un fenomeno assurdo… >>
<< Non più di tanto. Se ci si pensate bene la natura è piena di insetti, parassiti che vivono nutrendosi del sangue dei viventi, l’anomalia se vogliamo risiede nel virus stesso in grado di uccidere il corpo in cui dimora, prenderne possesso e trasformarlo in una gigantografia di se stesso. >>
<< Alla spietata ricerca di carne da divorare… >>
<< Precisamente. Il virus in questione amici miei è una forma di vita intelligente, può impadronirsi del sistema neurologico, di quello visivo e persino di quello riproduttivo. In pratica può soggiogare totalmente un corpo, lasciandolo parzialmente in vita e conducendolo verso il proprio obbiettivo. >>
<< Così il virus Z esiste davvero >>
<< Esatto, siamo di fronte ad una scoperta storica e purtroppo interamente causata dall’uomo >>
<< Bando alle ciance Professore, si può fare un antidoto si o no? >>
<< Non è una cosa così tanto semplice, Cesare. >>
<< Le ho fatto una domanda precisa, Professore. Sì o no, non abbiamo tempo per una conferenza filosofica… >>
<< Ok, ok, un modo ci sarebbe, ma… >>
<< Professore!!! >>
<< Per fermare l’infezione potete congelare o bruciare il batterio, il freddo impedisce la mutazione, il caldo uccide il virus, ma non c’è un vero e proprio antidoto, fermare l’infezione significa fermare gli zombi. Per adesso non ho un’altra soluzione >>
<< Bello specialista del… >>, sbottò Ilario indispettito.
<< Mi avete chiesto una soluzione rapida e io ve ne ho proposta una, anzi due. Potreste provare >>
<< Ho l’impressione che il Professore abbia visto qualche film americano di troppo. Ci serve un antidoto e in fretta, altrimenti… >> Ilario ormai si era letteralmente rotto di quella situazione. Cesare lo aveva trasportato in mezzo agli zombi e per poco non ci lasciva la pelle e adesso il professore gli raccontava che non c’era nessun antidoto, niente da fare.
Si mise istintivamente a giocare con una radio che si trovava nel laboratorio. Sintonizzò una frequenza a caso, la radio emise un fischio metallico.
<< Che gran buffonata >>, proferì ancora Ilario a Cesare. << L’umanità intera distrutta da un batterio radioattivo generato dall’inquinamento industriale, bello schiaffo all’umanità e al progresso. Possibile che il processo non sia reversibile? >>
<< Temo di no, ragazzo. La mutazione si è arrestata, ma non ci sono segni di regresso, fino a quando troverà del cibo continuerà ad esistere. >>
<<Se ho ben capito quel piccolo virus bastardo, o meglio quei piccoli virus bastardi, prima si impossessano di un corpo e poi se ne servono per cercare fonti di cibo rendendo l’uomo o l’animale in questione affetto da un’infezione, come la rabbia… >>
<< Precisamente! >>
<< In quanto tempo l’epidemia potrebbe dilagare in tutta la terra? >>
<< Per fortuna si tratta di una mutazione genetica che ha bisogno di svariati anni per diventare effettiva e pericolosa, ma visto che… >>
<< In quanto tempo professore? >>
<< Lo stadio è avanzato, ma circoscritto. Se contiamo le infezioni animali oltre a quelle umane credo… un anno, tre al massimo. >>
Cesare prese la mappa. << L’infezione si è verificata qui e qui, nel raggio di circa cinque chilometri.
Sono passate meno di ventiquattrore e abbiamo localizzato degli infetti, qui e qui. Il reticolato copre gran parte della zona. Le forze militari hanno abbattuto un infinità di non morti e anche molti zombi con sembianze animali. C’è stato un contenimento. Se ipotizziamo, per assurdo, che le esplosioni siano state eventi isolati e se non ci sono altri residui tossici in grado di propagare l’infezione, la previsione più precisa è quella di una decina di chilometri al giorno. Quali sono i materiali con cui il virus non può entrate in contatto, o meglio che lo bloccano? Se lo lasciamo senza cibo, morirà! >>
<< Credo che non possa passare attraversare i materiali duri, come il vetro, il cemento, ecc. In una città deserta, ad esempio, non potrebbe che avanzare alla caccia di cibo. >>
<< Perfetto, gran parte della città è stata fatta evacuare e intorno alla zona c’è solo campagna, nient’altro. Se riusciamo a bloccarlo lì, dove si trova, possiamo distruggerlo! >>
<< Cos’hai intenzione di fare? >>
<< Semplice. Ho intenzione di tornare sul luogo dello scoppio e tappare definitivamente quel buco. Niente più spore, niente più batteri. Una volta isolato il nucleo non ci rimane che far fuori tutto quello che non è ancora morto. Entriamo in guerra ragazzo! >>
<< Chi diavolo parla di guerra? >>
<< Matteo, maledizione… sei arrivato finalmente! >>
<< E questo chi diavolo è?! >>, esclamò Ilario.
<< Ah sì, non te l’ho detto. Il Professore si è permesso di avvisare la mia vecchia squadra speciale, ti presento i miei amici… Ecco a voi, Matteo ex agente delle forze speciali, Laura e Giuseppe, detto Joe, tiratori scelti. >>
Ilario non poteva credere ai suoi occhi, quando il professore si mise a chiamare in modo insistente.
<< Guardate, guardate! >>
Il gruppo si avvicinò al microscopio.
<< Sono morti! >>
<< I batteri sono morti. Lontano dalla fonte hanno meno autonomia e senza cibo non hanno una vita lunga, forse siamo in salvo… Ilario, cosa hai visto dentro il nucleo di anomalo? >>
<< Non so, dei vermi, era pieno di vermi. >>
<< Non vermi, larve! Sono una colonia di batteri che ragionano come insetti, con molta probabilità, all’interno del nucleo vi è custodita una probabile regina, o capostipite, ecco perché si muovono a cerchio nel raggio di pochi chilometri, devono ritornare alla fonte. >>
<< Così si spiega perché erano così concentrati in quel particolare punto. Ma ancora non capisco… e la pioggia? >>
<< Con molta probabilità il primo e il secondo scoppio hanno generato delle nuvole acide, che sono poi ricadute a pioggia sulla zona. >>
<< Ma se per ipotesi le esplosioni fossero finite non ci rimane che…>>
<< Dichiarare guerra agli Zombi!!! >>
…continua…
Edoardo Depaoli
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