Ultimo capitolo de LA PRIMA GUERRA NAPOLETANA CONTRO GLI ZOMBIE – I SUPEREROI DELL’ASSE MEDIANO di Massimo “MadMax” MIRANDA. Una storia in 7 capitoli ambientata nella terra dei fuochi campana, dove vedrete interagire, in una sarabanda rocambolesca, zombie, camorristi, sbirri, super eroi della Marvel, vampiri e ammazzavampiri. Un imperdibile capolavoro trash e borderline, in dialetto napoletano.
I supereroi dell’Asse mediano.
di: Massimo “MadMax” Miranda
PARTE SETTIMA
68.
VAMPIRES
Jan VALEK si tirò fuori dalla terra della pineta, e urlò. Due dei suoi figli erano stati impalati e bruciati, il buio fuori, “CROW!”: una sola parola.
Montoia, Padre Oliva e il cacciatore si stavano sfasciando di birra e liquori in un motel sulla Domiziana, dopo i giorni della polvere e della caccia. Avevano eliminato due “cuccioli” di vampiro, poca roba e nessun maestro. Le donne erano con loro sui divani, Kathreena dormiva con Jack CROW, il capo dei legionari.
I sacchi di merda e plastica fuori coi loro odori si mischiavano alla salsedine e al sesso delle nere salate di Castelvolturno, nessuna vittoria, niente maestro: era quella la regola, solo stordirsi.
“Bevi una birra, padre.”
“Non m’indurre in tentazione, Montoia.”
“Niente Maestro…Nessuna vittoria”, concluse CROW, affacciandosi in sala.
“Già. Sarà per la prossima.”
“Se ci sarà, la prossima.”
VALEK discese dall’alto come un crocifisso nell’ora più buia, e prese la donna, sfondandole le gambe magre. Un rivolo di sangue venne fuori dai denti del mostro.
“Aspettami”, disse.
“Ammazzo quei tre figli di puttana bastardi e poi ti succhio l’anima.”
I suoi occhi erano rossi come il fuoco di satana, incendio e fumo.
69.
VALEK sfondò la porta e ne ammazzò due, le guardie del corpo di Jack.
CROW sollevò Kathreena, e insieme a Montoia ed al prete corsero verso il Voyager.
Dentro, Jan VALEK stava finendo le donne.
“Vai vai vai!”
“Figlio di troia, ci viene addosso, per Dio!”
“Non posso andare più veloce! Sono già a 170!”
“Frocio di un vampiro, sta per arrivare sul tetto, tenetevi!”
CRASH!
…
“Tieni il volante, Montoia!”
CROW si sporse dal finestrino e colpì in pieno petto la figura mostruosa, una due tre volte. VALEK rotolò dall’auto e cadde, si rimise in piedi e scattò in avanti.
CROW lo colpì di nuovo. Finalmente, il vampiro restò sull’asfalto.
“Gesucristo, grazie…”
“Ora rallenta…rallenta!”, disse padre Oliva, rivolgendosi a Montoia.
“Col cazzo che rallento. Guarda meglio, e dimmi se non si è rialzato…”
“Ti sei pisciato addosso!”
“Già! Perché, tu no?”
Montoia continuò a spingere l’auto al limite. Alla fine imboccarono l’autostrada dalle parti di Caserta nord. Il nastro scorreva ancora nero. Poi arrivarono i primi tiepidi raggi del sole, e si fermarono, dopo aver superato l’uscita di Capua, e prima di Caianello. Al banco ordinarono caffè forte e ciambelle per Montoia, e solo allora, a quest’ultimo tornò la parola.
“Lei è stata morsa”, disse, indicando Kathreena.
“Ora ci vede con gli occhi di VALEK. Lui sa dove siamo. Ma questo vale anche per noi!”
“Cristo! Dobbiamo sbarazzarci di lei!”
“No. Dobbiamo prenderlo. VALEK non è come gli altri. A Roma mi dissero che avrebbe preparato la fine…per tutti noi. Un contagio da …apocalisse”, concluse il cacciatore.
Alla luce del giorno, padre Oliva e Montoia sembrarono semplicemente quel che sarebbero diventati: due morti viventi.
70.
“Io ed il prete andiamo a Roma. Devo sapere qual è il piano del maestro. Perché è qui? Cazzo, siamo nel buco del culo del mondo, come si chiama questo posto? CA-SER-TA. Direi proprio che questo non è il suo territorio. Tu ci aspetti in quella fogna d’albergo sulla Nazionale, il Regina, e non bere, porca troia. Occupati di lei.”
71.
IMMAGINE di un giallo sole e fuori polvere. Strisce di rosso, il morso, le urla.
72.
Montoia sul letto.
“Fottuto. Sono. Fottuto. Questa cosa non piacerà per niente, a Jack.”
Pezzi di corpi erano sparsi nella hall del Regina, a piano terra. Montoia osservò il morso schifoso sul collo, vi versò sopra del liquore, e urlò.
73.
Apri parentesi: LE MATTINATE TIPO DI MONTOIA.
74.
Funzionava più o meno così: Jack CROW stringeva gli occhi e anche ieri lo aveva fatto.
Verso il campo, dopo la rotonda.
Montoia era fermo a pisciare ed il prete pregava. Il cacciatore guardò impaziente l’orologio che segnava le 10 del mattino. Il sole era già alto nel cielo, la fila d’auto e gli uomini per strada che si agitavano per un pezzo di pane negato li aveva rallentati.
Il covo da ripulire era un deposito di attrezzi della Cementir, una delle tante fabbriche chiuse da tempo.
“Falliremo anche noi, prima o poi, padre.”
“Abbi fede, uomo di poca fede.”
“Sono dentro”, disse CROW.
“Li hai visti?”, chiese padre Oliva.
“No. Ma sono dentro”, ribadì CROW.
“Muoviamoci, allora. Questa puzza di merda e rifiuti mi sta dando allo stomaco. E magari, fossero solo merda e rifiuti”.
CROW si avvicinò alla porta. Poco più in là c’erano due ragazze nere, il cacciatore fece segno loro di tagliare e andare.
“È troppo stretto, là dentro. Una fottuta trappola per topi.”
“Per noi, o per loro?”
CROW impugnò la calibro 9 parabellum ed entrò, sfondando, gli occhi di ghiaccio.
75.
Due vampiri vennero fuori dal buco nel cemento, sotto, sfondando le assi di legno ed urlando come indemoniati. Il cacciatore fu rapido. Li colpì in pieno viso, poi tirò fuori il lungo coltello dalla guaina e li decapitò.
“Montoia! Datti da fare!”
“E Montoia fa’!”, disse Montoia.
I corpi si muovevano ancora oscenamente, nonostante fossero senza teste.
“Teste di cazzo!”, urlò padre Oliva, e si fece il segno della croce, pregando poi a mezza bocca un pater noster in latino.
CROW e Montoia li trascinarono fuori, e il sole fece esplodere i corpi dei vampiri, trasformandoli in poltiglia putrescente.
La donna vampiro era rimasta sola. Snudò le zanne, ringhiò come un animale ferito. Il suo volto era devastato da linee di sangue violacee. Schizzò da un muro all’altro e fu addosso al cacciatore in meno di un battito, velocissima e invasata.
Jack le infilò il coltello sotto il mento e con l’altra mano le sparò alle tempie. Una due tre, quattro, cinque volte.
Montoia la prese di spalle e le troncò il capo dal busto.
“Era dura a morire, questa figlia di puttana!”, disse il cacciatore, e poi:
“Non c’è nessun maestro, qui”.
“Tornai a casa. L’universo era vuoto, e il mio frigo pure.”
77.
FINALE.
A Cardito le cose andarono così.
Tremila zombi invasero le strade, e DOC SAMSON saltò giù dal tetto del palazzo sfasciato. Quattro piani, 16 metri, Doc atterrò, l’uomo dai capelli verdi e dal sangue a mostro sferrò un montante poderoso ad HULK,
Il suono fu più o meno questo:
FTOOM!!!!!!!!!!!
Un attimo dopo si lanciò in quel corpo unico, dolente e disperato, che arrivava alle sue spalle:
“A cazzo di cane”, disse CAGE, e lo seguì.
MORBIUS imitò POWER MAN, COLOSSO diventò d’acciaio organico, e CASTLE sbucò dal suo furgone bianco sparando all’impazzata.
BLADE ringhiò non appena vide MORBIUS, ma fu anch’egli della partita.
Da tremila gli zombi divennero quindicimila. Poi trentamila.
All’alba del terzo giorno CROW tagliò con l’Humvee da una strada laterale deserta e raggiunse i superuomini.
“Jan VALEK vi ha fatto il culo, vero?”
L’infezione, il varco dimensionale, i mostri della Terra 416, gli universi paralleli che si ricongiungevano: la cocacola, un’aspirina e le bombe: insomma tutto il sacro apparato di dio si era riversato, per fotterci, a Napoli Nord.
“Forza, stronzi, muovete le chiappe, salite su e andiamo via da qui”.
CASTLE aveva fatto esplodere tanto C-4, con aggiunta di “bummola”, e ce n’era abbastanza da far inabissare la Sicilia.
Poco più avanti, la COSA e Banner si giocavano il destino di ciò che restava dell’umanità.
Il gruppo sentì il ringhiare mostruoso del Pelleverde,
“HULK CAGAAAAA!!!!”,
…e fu l’inizio della fine.
Epidemia zombi.
“La chiamano la morte che cammina ma per me è solo pigrizia.”
Leo ortolani
78.
Io che ho visto la terra bruciare
E la gente che mi entrava in casa,
io che ho visto tutto
oggi sono vero.
Ed ho visto morire bambini
Nati sotto un accento sbagliato,
ieri mi sono incazzato
e oggi sono stanco
79.
DISSOLVENZA:
MUSICHE DI FONDO
Pino
Al Di Meola
Santana, i Pink Floyd.
99posse
Enzo Avitabile: “A peste”.
Chiusura col brano cantato insieme a Pino Daniele: “E’ ancora tiempo”.
PERSONAGGI PIÙ O MENO INTERESSANTI, IN ORDINE DI APPARIZIONE, E NODI DA SCIOGLIERE:
Medico di Pinetamare: il primo a rendersi conto del fatto che sta per andare tutto a puttane.
Ragazzo contagiato tra gli scarichi e chissà cos’altro cosa: che fine avrà fatto?
Pisciotta, alias u ‘Mbrellone: camorrista, ex poliziotto, guardia del corpo del boss Marino. Farà una brutta fine, peccato.
Frank Castle: the Punisher, il Punitore. Che ci farà a Caserta? La sua è LA storia. Dopo che dei gangster gli ammazzano per sbaglio moglie e figli a Central Park, decide di vendicarsi e di punire ogni criminale sulla faccia della Terra. In realtà a monte c’è ben altro: durante il suo periodo di ferma in Vietnam, la Morte lo sceglie per portarsi avanti col lavoro… Detta così sembra una follia, anche perché il Punitore che incontriamo in Terra dei Fuochi, è un uomo che al massimo dimostra 40-45 anni.
Marino, il boss di Afragola: uno che diventa zombie, e si ritrova a vagare lungo la Domiziana.
Schiattamuorto , Pallinzogna e Tutt’ossa: la manovalanza della camorra, poco più che bambini, ottimi bersagli per Castle. “A 14 anni sono già andati, con satana dentro”, dirà di loro il Punitore.
Nicola Palladino, detto Serpico: Ispettore capo della Mobile di Caserta, tiene il filo con il Punitore, e non andrà sicuramente in ferie.
Asciano, il pazzo di rione Tescione.
Morano Fabio: agente semplice spedito in vigilanza, turno 0-7. Chissà cosa avrà combinato.
L’edicolante, che non ha la licenza a posto.
Il chitarrista: la sua tresca con Genny gli sarà fatale. Del suo repertorio sappiamo solo che è, era, adatto ai matrimoni di camorra. Si suppone che conosca bene i neomelodici e quel fetente dalla faccia di gomma che canta “versi” pieni di neve ad agosto.
Il Nano, detto anche “Figlie ‘e Maradona”: contende a Marino il ruolo di capo dei capi, fugge dal Parco Verde, impallinato da Castle ma col braccio del chitarrista da portare al giaguaro.
Il Lupo di Arzano, un miniboss. Genny è sua nipote.
Parzanese, il torturatore: conosce a memoria tutti i film di Quentin Tarantino.
Cardamone e Nicola “a scigna”: in gergo si direbbe che sono carne da cannone, gente che si ammazza per provare le pistole.
Scugnizzi del Parco Verde: scugnizzi del Parco Verde.
CIA HQ, Langley, Virginia, USA.
Nicola Cacace, detto “Cacà”, ricordando il Milan e le feci: è l’autista di Marino, in viaggio veloce per il Sudamerica.
Carbone, il poliziotto dal cuore buono.
Militare dalle numerose stelle sul petto: si suppone sia un addestratore americano, uno senza scrupoli. Morto. Dodici minuti dopo aver ammazzato Carbone.
L’Orco. Il divoratore dei bambini colpito col tirapugni da Castle. L’Iron Fist.
Nicky, la bimba salvata.
Della Volpe, agente scelto. Uno di cui Serpico si fida.
Questore De Vita: uno a posto, anche se bestemmia ogni tre parole.
Giacobbe: uno di cui Serpico non si fida.
Il Biondo: quel che resta dei clan. A lui tocca ricucire lo strappo tra i Mancuso ed i Savastano, con un matrimonio-zombie.
L’anatomo-patologo, l’autopsia. “Andò per tagliare e fu morso da Osman, il Nigeriano zombi.”
LA COSA: all’anagrafe Benjamin Grimm. In seguito ad un viaggio spaziale, viene investito da una caterva di raggi cosmici e diventa uomo di pietra. Tutto è possibile, se vieni da Terra 416, in una realtà alternativa.
Uno squarcio dimensionale, l’espansiome al 3D, e l’alterazione del tessuto del tempo, avrebbe provocato questa, ed altre stronzate.
L’HulK Zombi: nel mondo Marvel esiste un HulK “normale”: enorme, dalla pelle verde, diventa tale dopo essere stato contaminato dai raggi gamma. È alto 5 metri, ed ha forza smisurata. “Che più s’arrabbia e più diventa forte”. Il suo nome è Bruce Banner, timido dottore. Qui lo vediamo in versione zombie, il che lascia presupporre che gli squarci dimensionali siano più d’uno.
Doc Samson: ha gli stessi poteri di Banner, ma è un valente psichiatra, è bellissimo ed ha carisma. Un leader naturale, insomma. E’ meno alto di Hulk, raggiunge “appena” i due metri e venti, pesa 240 chili ed ha una folta capigliatura verde fosforescente…
Jan VALEK: un vampiro atavico, di lui si raccontano storie che risalgono al primo Medioevo; ha poteri immensi. Si suppone sia stato lui ad aprire le porte dell’inferno, e degli infiniti universi, e si suppone inoltre che abbia anche provocato l’epidemia zombi, insieme ad un non meglio identificato gruppo di jihadisti. Più le scie chimiche. Più: rifiuti radioattivi. E più la cocacola, come direbbe Montoia. Non sono ben chiare le sue motivazioni. Ha bisogno del sangue, se scompare la razza umana, di cosa si nutrirà?
Jack CROW: il crociato. Un cacciatore, di quelli veri.
Montoia: l’amico fraterno di CROW, ha un debole per le donne, per l’alcol e per le stronzate.
Padre Oliva: recita il pater noster in latino.
Cage: Luke Power man: in seguito ad un esperimento, diventa invulnerabile. Se gli spari, le pallottole sono carezze. È nero, ed è incazzato. Parecchio incazzato.
Colosso: Peter Pio’tr Rasputin, Russo, membro degli X Men, può trasformare il suo corpo in acciaio organico. È anch’egli invulnerabile, e se non ha la forza della Cosa e di Hulk, poco ci manca.
Blade: il diurno, colui che caccia i vampiri. Per metà uomo e per metà vampiro anch’egli, sopporta con qualche difficoltà la luce del giorno, ma non sopporta che nel gruppo dei supereroi ci sia anche il dottor Michael Morbius.
Morbius, il vampiro vivente: gravemente malato, sperimenta su sé stesso un siero che lo salva dalla morte certa, ma diventa un mostro dai lunghi canini perennemente assetato di sangue. Supplisce a questa sete con sacche di plasma, ma prepotente riaffiora in lui, sempre più spesso, l’istinto del predatore.
GLI ZOMBI, una marea.
FINE
Massimo Miranda
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