EditorialeFANS

E I MORTI CAMMINERANNO… un fantastico racconto in 3 capitoli, scritto magistralmente da DIANA J.STEWHEART


capitolo 3

 

La morte non può fermare la vendetta

 

“Forza, Jess. Adesso ti devi infilare in questa apertura e saltare giù…”

Ma Jess non le rispose. Fissava con la bocca aperta il cadavere di una donna con la gola squarciata che ritornava alla vita.

Essa si muoveva a scatti ed aveva gli occhi ricoperti da una membrana lattiginosa. Metà volto era liquefatto: una poltiglia di carne e muscoli che rilucevano sotto la luce solare.

Krista allargò ancora lo squarcio nel vetro e si voltò verso sua figlia. Guardò ciò che lei stava osservando e capì che il tempo dell’apatia doveva finire in quel momento.

“JESS! MUOVI QUEL CAZZO DI CULO, ORA!!”, urlò, esasperata.

Come un automa, la ragazza si avvicinò alla madre che la sollevò di peso e la gettò fuori del finestrino facendola atterrare in un cumulo di terra e letame. La botta servì a farla risvegliare e si prodigò per aiutare la madre ad uscire da quell’inferno.

Nel frattempo, il sangue perso da quelle creature che era distribuito su tutto il pullman, stava iniziando a coagularsi e prestò brulicò di larve. Grossi vermi, bianchi e viscidi, presero vita e fuoriuscirono dalla pozze del rosso liquido disseminate sul parabrezza e in terra.

Esse ebbero uno sviluppo rapidissimo, passando dallo stato larvale a quello di pupa, poi crisalide ed infine insetto adulto. Grassi mosconi rossi, con un teschio disegnato sul dorso, volarono in tutte le direzioni per pungere i pochi umani rimasti nel veicolo.

Krista cercò di aiutare quante più persone possibile, ma si rese presto conto che era una battaglia persa: ormai era solo lei l’unico esponente della razza umana lì sopra.

“Mamma, sbrigati! Ti stanno raggiungendooo”.

Krista saltò giù pochi attimi prima di essere afferrata dalle mani adunche di Sal che riuscirono comunque a strapparle un lembo della sua giacca. Durante il salto, la donna si tagliò la gamba destra con uno spuntone di vetro ed il sangue che colava, fresco e rosso vivo, costituiva un invito a nozze per quegli insetti che vi si posarono sopra, ronzando.

“Mamma, ma chi erano quelle…quelle cose?”

“Non lo so, tesoro. Quello che so è che dobbiamo correre per chiedere aiuto.”

“Mamma, provo a telefonare”, propose, Jess.

“E con cosa? Hai dimenticato che ho lasciato tutti i cellulari perché temevo che qualcuno potesse rintracciarci?”

Dal pullman giungevano grugniti ed urla agghiaccianti: anche gli zombie avevano visto le due donne e le loro carni gelate dalla morte e bramanti sangue dal morbo che le devastava, li spinsero a saltare giù dal mezzo.

Krista e Jess li fissarono scioccate per due secondi soltanto, poi si misero a correre per salvarsi la vita ed in breve tempo si ritrovarono sommerse dal grano e dai papaveri fino al ventre, prima ancora di accorgersi di essersi mosse.

Le loro ombre si stavano allungando, segno che il crepuscolo non avrebbe tardato a scendere.

Krista si guardò intorno e non vide altro che campi sconfinati e ciò le procurò un sensazione di sconforto: erano sole in mezzo al nulla e senza mezzi di sostentamento.

Jess non beveva e mangiava da oltre dodici ore e lei non poteva stare a lungo a digiuno.

Ancora una volta maledisse la celebrità, i paparazzi e quei pazzi che la confondevano con Mallory. Tutto questo non sarebbe successo se quella sclerata fosse stata curata; adesso starebbero sorseggiando del karkadé freddo sul bordo piscina della loro villetta di Toluca Lake, protette dalla security, e a parlare del più e del meno. Invece, erano lì, in uno sperduto angolo del Nebraska, quasi inghiottite dalle spighe del grano ed assediate da empie ed innominabili creature.

La ferita alla gamba le doleva e continuava a perdere sangue: forse aveva bisogno di punti di sutura. Quasi certamente le sarebbe rimasta la cicatrice…e chi se ne importava? Era Jess il suo bene più prezioso ed avrebbe fatto di tutto per difenderla, anche a costo di perdere la vita.

Il sole stava tramontando all’orizzonte ed i suoi raggi morenti coloravano di rosso il grano che sembrava essere stato innaffiato con del sangue.

La paura per l’ignoto; quell’atavico terrore che la tormentava fin da piccola, bussò alla sua porta.

La donna iniziò a tremare dalla testa ai piedi, mentre Jess stava accovacciata in terra a guardare rapita quel tramonto, che sarebbe stata l’ultima cosa registrata dai suoi occhi.

La sua debilitazione psicofisica, unita al terrore vissuto nelle ultime ore stavano avendo la meglio sul suo corpo fragile.

Gli zombie, anche loro osservavano quel tramonto infuocato e con quegli occhi senza vita, ma animati da una luce satanica che acuiva i loro sensi addormentati, puntarono i campi di grano che si estendevano a perdita d’occhio. Il loro incredibile olfatto unito ad un udito formidabile, aveva sentito che lì dentro vi erano dei cuori che pompavano sangue irrorando due giovani corpi sodi e traboccanti di vita.

Sal guidava il gruppo di morti viventi; tutti i passeggeri del pullman lo seguivano e si addentrarono emettendo grugniti e latrati, mentre il veicolo era diventato una specie di incubatrice per quegli insetti che si moltiplicavano a velocità impressionante e a frotte uscivano dal finestrino rotto, in cerca di carne fresca da corrompere. Nel mondo stava per scoccare l’era degli zombie.

Intanto, Krista e Jess, stavano abbracciate ad aspettare l’alba e ad ascoltare ogni minimo rumore.

Non potevano scappare nel buio poiché avevano il terrore di perdersi in quel mare di grano.

Faceva freddo e si era alzato il vento che faceva frusciare le piante. Esse strusciando fra loro producevano un rumore sinistro, come uno sfregare di mani.

Le due donne stavano avvinghiate l’una all’altra a fissare la luna alta in cielo talmente scuro da dare l’impressione che la luce del giorno non sarebbe mai giunta. Come se non bastasse, un banco di nuvole oscurò la luna ed ogni cosa fu ammantata da un inesplorabile velo di tenebre che inghiottirono ogni forma di vita.

Jess sentiva lo stormire delle spighe, ma non le vedeva più e questo era davvero spaventoso per lei poiché le sembrava di udire dei sussurri malvagi che le intasavano le orecchie e raggelavano il sangue nelle vene. Un tremore incessabile e violento si impadronì delle sue membra facendola sussultare.

Krista la strinse ancora più forte a se e cercò di consolarla come meglio poteva e cioè cantando alcune delle sue canzoni preferite. Iniziò con I Love Rock and Roll di Joan Jett e poi proseguì con Lucy in the Sky of Diamond dei Beatles per terminare con la melodia di Bella’s Lullaby dalla colonna sonora di Twilight di cui Jess era una grande fan. La cullò fra le sue braccia come quando era bambina e continuò anche dopo aver sentito rumore di passi strascicati accompagnati da versi inumani e gutturali.

Gli zombie le avevano trovate ed in quel momento la donna capì di non aver più scampo; quei mostri calpestavano il grano e provenivano da ogni direzione; cercò di alzarsi, ma la gamba ferita era gonfia e dolente.

Forse, se Jess non fosse stata lì con lei oppure se fosse più combattiva, avrebbero anche potuto farcela. Ma l’arma naturale che possedeva per difendersi dal male era quella specie di sonno catatonico, quindi Krista avrebbe dovuto caricarsela sulle spalle cosa che non era fattibile viste le sue condizioni psicofisiche.

Si stavano avvicinando: poteva avvertire il loro tanfo di morte e decomposizione.

Chissà, forse anche loro sarebbero diventate dei morti viventi affamate di carne umana.

Non era una donna religiosa, ma stavolta si sorprese a supplicare Dio che Jess non si accorgesse di nulla, che non sentisse quei denti forti e crudeli mentre le strappavano la carne dalle ossa.

Mute lacrime amare le scesero sulle guance arrossate per il freddo ed il terrore. Le labbra le si mossero per sussurrare i versi di una canzone che conosceva solo lei, continuò a cantare ed a cullare la figlia anche quando i morti viventi apparirono di fronte a lei, strappando e calpestando le spighe di grano.

Per un attimo gli occhi verdi e addolorati di Krista si fissarono in quelli strabici e ed oscuri di Sal che biascicò un urlo gutturale, mentre le mani adunche degli zombie le strappavano i vestiti ed affondavano nella carne morbida delle cosce.

Fu allora che guardò Jess, che la vide veramente, accorgendosi che era morta.

Il dolore per la sua perdita fu inaudito e le rimbombò nel cervello e nelle orecchie come un tuono. Non si curò di quelle mani ossute che si infilavano nelle sue carni, né dei denti taglienti come lance che le laceravano la pelle per scoprire i muscoli. Era Jess la sua ragione di vita e adesso che lei non c’era più, non aveva alcuna ragione per continuare a lottare…inutilmente.

Raccolse le poche forze rimastele ed urlò tutta la sua rabbia ed il suo sconforto.

“Fatevi sotto, bastardi! Sì, mangiatemi le carni e succhiatemi le ossa. Non me ne frega un cazzo!”, urlò agitando il dito medio sotto la bocca di una indefinita creatura della notte, la quale glielo mozzò e masticò con evidente soddisfazione, prima di avventarsi e squarciarle la giugulare.

Il sangue zampillò, rosso e copioso, e tutti gli zombie si accalcarono su di lei per succhiarle il liquido della vita.

Il sole sorse ed i suoi raggi illuminarono i campi di grano insanguinati e disseminati di cadaveri squartati…che si stavano rialzando per salutare il nuovo giorno che segnava la loro rinascita.

L’intero Nebraska pullulava di morti che camminavano in cerca di prede palpitanti di vita; ognuno di essi era accompagnato da quei mosconi che nascevano dal sangue corrotto e pronti a contagiare altre persone. I morti viventi si divisero in gruppi ed ognuno di essi si dirigeva verso gli Stati confinanti. Dal North Dakota, fino al Kansas e poi il Colorado ed il Missouri. Presto, molto presto gli Stati Uniti sarebbero diventati la Terra dei Morti Viventi.

Poche ore dopo, anche Krista aveva subito la trasformazione. Si alzò lentamente da un lago di sangue rappreso che brulicava di larve pronte a trasformarsi in insetti adulti pronti a diffondere l’epidemia. Il viso della donna sembrava una carta geografica di macchie e tessuti scoperti; le labbra non c’erano più e la bocca, non più protetta, mostrava dei denti macchiati di nero che sporgevano come rocce da gengive grondanti una bava densa e biancastra. I vestiti erano lacerati ed a malapena coprivano le sue parti intime.

Non appena si risvegliò da quel letargo prima della metamorfosi, avvertì una violenta bramosia di carne umana che la portò ad azzannare il cadavere di Jess a cui fece lo scalpo per succhiare il cervello.

La dolce e combattiva Krista, la donna che avrebbe dato la vita per salvare quella della figlia, era divenuta una macchina di morte che depredava il corpo in via di decomposizione della sua stessa carne.

Nel frattempo, i mosconi nati dal suo sangue, erano diventati adulti e ronzavano sopra la sua testa pronti a seguirla.

Il sole era alto nel cielo ed invece di illuminare l’inizio della sua vita, ne segnò la distruzione.

Anche lei si unì al gruppo degli zombie pronta a marciare con la sua nuova famiglia e divenire foriera di morte e disperazione.

Entro la fine della giornata gli Stati del Sud sarebbero stati colonizzati dai non morti e la stessa sorte sarebbe toccata anche agli Stati del Nord. L’unica città ancora in vita era Los Angeles che viveva nel terrore; gli abitanti erano asserragliati in casa ed ascoltavano avidamente le notizie alla TV.

Una giornalista si chiese da dove venissero quegli insetti orribili che sembravano la causa di quell’ondata di zombismo.

La risposta a quella domanda si trovava in una bara sotto una lapide senza nome che era sepolta in un cimitero sconsacrato nei dintorni di L.A. Essa era piena di larve ed insetti che sciamavano per uscire da una fessura della cassa fornita dal Comune ultima dimora di una donna conosciuta solo per aver tentato di uccidere Krista Lewis.

Ciò che la vita le aveva negato, la morte glielo aveva donato…

 

FINE

 

DIANA J.STEWHEART

 


EPISODI PRECEDENTI

prima parte

seconda parte