Dopo l’apocalisse, un futuro sconvolgente. DALLE ZOMBIADI ALLA GUERRA MONDIALE, un racconto di Juri CASATI
Ragazzi!! ragazzi! Andate ai vostri banchi e aprite il libro di storia.
Silenzio!
La lezione di oggi riguarda l’ultima guerra mondiale.
Dunque, dunque: come cominciò l’ultima guerra mondiale?
Il nuovo ordine mondiale – come quello vecchio – aveva bisogno di una saltuaria messinscena per decidere quale fosse la Zombination più forte, almeno a livello sportivo, e dunque per lasciare tutto il resto così com’era per altri quattro anni.
Lo scompaginato spettacolo che ogni quattro anni si teneva in qualche capitale scelta a caso e che aveva dunque principalmente questo scopo, interessava però anche una gran massa di spettatori televisivi, i più fortunati dei quali si godevano lo spettacolo sul divano di casa davanti al televisore gustandosi un bel piatto di cervello fresco ancora gocciolante di uomini appena uccisi.
Un po’ come era accaduto nel vecchio mondo dei vivi, anche nel nuovo mondo dei non-morti tale competizione ben presto oltrepassò i confini del fair play agonistico tra atleti per trasformarsi in una guerra a bassa intensità tra Zombination.
Se poi volete proprio sapere in dettaglio quale fu il casus belli, dobbiamo andare a dare un’occhiata alla finale del lancio del giavellotto delle Zombiadi di Berlino del 2024.
Nove atleti in gara.
Sette non contavano niente.
Due invece rappresentavano rispettivamente gli Stati Uniti e la Cina.
Apro una parentesi.
Ai tempi delle Zombiadi di Berlino, le varie tribù di non-morti avevano perso già da tempo l’armonia d’intenti che regnava tra loro durante i primi anni in cui cominciarono a diffondersi per il globo.
Quando erano in guerra contro un nemico temibile – come erano i vivi i primi anni, che potevano farli a pezzi in ogni momento – era infatti quasi inevitabile che, al di là delle questioni politiche, religiose o razziali che li avevano visti dividersi da vivi, i non-morti tendessero invece a coalizzarsi contro il comune nemico vivente.
Come vi dicevo, quei tempi erano però irrimediabilmente passati. Nessuno aveva nostalgia dei tempi eroici della guerra contro i vivi.
I vivi ormai erano ridotti ai minimi termini e vivevano in posti dove nessuno aveva veramente voglia – tranne qualche avventuriero in vena di safari – di andare a cacciarli, come per esempio la giungla del Borneo, l’Antartide, il deserto del Gobi e altri luoghi ameni di questo tipo. C’era, a dire il vero, anche il sospetto – che poi, intendiamoci, non era neanche un sospetto, perché casi veri e propri erano stati registrati più volte – che qualche vivo si spacciasse per non-morto, buttandosi più che altro molta biacca pesante in faccia, e che vagasse indisturbato quasi per le città.
I vivi – lo sappiamo – non sono particolarmente intelligenti, e quindi i pochi vivi rimasti in circolazione si tradivano sempre per dettagli grotteschi come per esempio il profumo di carne fresca, al massimo sudata e pisciata, che emanano i loro corpi (i vivi sono del tutto incapaci di riprodurre la fragranza inconfondibile di marcio da cancrena). Altro dettaglio che spesso li tradiva era il fatto che i vivi avevano quasi sempre entrambi gli occhi ben piantati nelle orbite, cosa che difficilmente poteva accadere a un non-morto. Anche il fatto che nessun arto risultasse amputato oppure che nessun osso rotto bucasse le carni fredde e spuntasse dunque da sotto i vestiti laceri poteva risultare sospetto.
E dunque, se a quei tempi aveste avuto un vicino di un bianco innaturale, che profumava troppo, che non era guercio, che era insolitamente integro, e che per giunta si barricava in casa per più tempo possibile, beh, allora avreste potuto cominciare a tenerlo d’occhio. Ovviamente i più furbi di noi aspettavano fino al giorno del Ringraziamento, quando facevano un figurone davanti agli amici servendo in tavola i propri vicini.
Chiudo qui la parentesi che ho fatto, ragazzi, perché sapete benissimo che ai nostri giorni di vivi non ce ne sono più in giro, nemmeno nelle giungle del Borneo.
Insomma, oggi per vedere un vivo da vicino dovete andare nelle riserve dove i vivi vengono allevati, vengono protetti e dove vengono fatti riprodurre… ma soprattutto dove vengono fatti ingrassare: leccornia prelibatissima quanto costosissima, per quelli tra noi che ovviamente possono permettersela.
Torniamo a noi.
Con il passare degli anni i vecchi rancori, che la guerra contro i vivi aveva momentaneamente sopito, emersero dunque con virulenza anche tra i non-morti.
Ed eccoci dunque lì, in pedana a Berlino.
Il fuoco tra Cina e Stati Uniti covava sotto la cenere da troppo tempo, e sappiamo che furono questi rancori a portarci alla guerra mondiale che i vostri genitori ricorderanno benissimo.
Terzo lancio. Le Zombination che non contavano nulla avevano ottenuto risultati di nessun valore, ed erano di fatto fuori dai giochi, in tutti i sensi.
L’atleta cinese scagliò il giavellotto infilzando uno dei giudici e impalandolo al terreno a 68 metri. Gran lancio, anche se era costato un arbitro.
Poi toccò agli Stati Uniti. L’atleta lanciò l’attrezzo… e l’attrezzo partì con attaccata la mano, l’avambraccio e il braccio dell’atleta. Il giavellotto si piantò a 69 metri con ancora attaccata la mano, l’avambraccio e il braccio dell’americano.
Gli Stati Uniti avevano vinto… no. Mano, avambraccio e braccio si staccarono dall’attrezzo e caddero a terra.
L’arbitro superstite – un russo – non poté che dichiarare nullo il lancio per invasione dell’atleta americano, o più precisamente di parte di esso.
Juri Casati