Una diga per fermare gli zombie e gli incursori del 9º Reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin” in azione, in un racconto di Luca Pennati che gronda adrenalina e polvere da sparo.
Il 3 settembre 2017 l’esercito Zeta si spinge fino al confine est europeo e comincia a mietere vittime tra civili e soldati, reclutando nelle sue fila migliaia di sopravvissuti in fuga.
Dalle voci che circolano potrebbe essere che questa, situazione sia stata ingigantita dagli osservatori posizionati lungo la linea di protezione e da alcuni elementi dei governi più esagitati, Stati Uniti e Russia in primis. L’idea sarebbe quella di guadagnarsi maggiore sostegno da parte dell’ONU e della comunità internazionale in generale per un intervento su larga scala.
Tuttavia lo stesso giorno, il mio plotone – i tiratori scelti del 9º Reggimento d’assalto incursori paracadutisti “Col Moschin” – è messo in preallarme. Al momento siamo al BAI di Pisa, la Base Addestramento Incursori all’interno del parco regionale di San Rossore.
Non appena ci giunge la notizia dell’aggravarsi della situazione al confine, ci mettiamo in fila presso il deposito munizioni della base per fare scorta, poi tappa dal barbiere per il taglio tattico.
Una squadra logistica viene spedita a fare compere al centro commerciale poco distante la base. Dobbiamo festeggiare la nostra partenza e soprattutto caricarci per bene. Quindi una montagna di birra, damigiane di vino scadente e vecchi film a tema da guardare in dvd. Vanno per la maggiore “28 giorni dopo” e “L’alba dei morti viventi”, ma anche “Zombieland” e “30 giorni di buio”. Immancabili i classici di guerra come “Platoon” o “Full Metal Jacket”, oltre a roba più moderna del tipo “American Sniper”, “Black Hawk Down” e i documentari sulla guerra del golfo. Dobbiamo entrare nello spirito giusto per ciò che ci aspetta.
Non ci perdiamo neanche una delle battute di quei film che amiamo e le ripetiamo in coro, urlando sempre di più.
Alla partenza mancano pochi giorni e noi, rintanati nelle nostre camerate ci esaltiamo guardando le scene più violente e splatter mai girate, beviamo e ci sfottiamo a vicenda su quanti zombie riusciremo a massacrare.
Questi momenti sono una figata e qualcuno potrebbe immaginarci tristi e senza speranza. In realtà non vediamo l’ora di entrare in azione, e spaccare quelle fottutissime teste marce, cioè, fare il nostro lavoro.
Due giorni dopo finalmente arriva il momento di salire sui C130. Siamo pronti, carichi come muli e ancora un po’ sbronzi. Il sergente Cazzullo ci passa in rassegna, guarda tutti negli occhi e provando a fare il sottufficiale coi controcoglioni ci promette che il primo che beccherà con la tremarella quando sarà sulla linea di tiro gli spaccherà il culo con un RPG. Sappiamo perfettamente che ne sarebbe capace, ma lo farebbe per salvarci da una morte ben peggiore. Non siamo colleghi, siamo fratelli.
Appena sbarcati dal “trasporto truppe volante” ci fanno salire sulle camionette. Prendiamo l’autostrada che porta al Brennero. Non parla nessuno. Siamo rimasti folgorati dall’odore agrodolce che riempie l’aria. É l’odore della morte. Istintivamente qualcuno scarrella l’arma inserendo il colpo in canna nonostante le regole lo vieterebbero. Nessuno ha voglia di ricordarglielo. Non si muove una mosca. L’unico rumore sono i cigolii dei seggiolini rigidi che abbiamo sotto al culo. Le bevute e i cori sembrano lontani milioni di anni luce.
La colonna di automezzi rallenta, siamo arrivati al punto di concentramento e smistamento truppe. Si tratta del parcheggio dell’area rifornimento di Trens, un ex Autogrill riadattato a check point. L’aria frizzante che dalle cime innevate dalle Dolomiti scende a valle, passa attraverso le fessure del nostro mezzo rinfrescandoci le idee. Dalla cabina il pilota urla di prepararci.
Una volta fermi si spalanca il portellone sul retro: “Scendere signori scendere! Avete un appuntamento con la morte!” urla sputazzando il sergente.
Siamo a circa due chilometri dal fronte. In lontananza si sentono colpi di mortaio, in cielo gli elicotteri vanno e vengono, sembra di essere sul set di Apocalypse Now e mai titolo è stato più adatto.
In pochi secondi veniamo presi in consegna dal Tenente Bonin. Senza giri di parole ci informa che entreremo subito in azione aggregandoci al Battaglione Trentino. Dobbiamo sostituire la terza compagnia che sta sparando ininterrottamente da due giorni. Si raccomanda col sergente di tenerci sempre ben stretti per le palle. Gli ordini sono perentori: sparare a tutto ciò che si muove e mantenere la posizione fino al cambio. Quando sarà non ce lo dicono. Comunque non prima delle prossime 72 ore.
“Signori. Non c’è tempo da perdere, quindi sarò breve.” inizia il Tenente. “Abbiamo bisogno di voi su alla TRINCEA. Quindi, faccio un riepilogo. Tra Austria e Italia nel maggio 2016 è stata costruita una barriera rinforzata per tenere lontano gli immigrati irregolari, poi è successo che due mesi fa Daesh o Isis che dir si voglia, ha avuto la brillante idea di testare un mix di virus sugli austriaci per ringraziarli della mancata accoglienza e così eccoci qua. Ma queste sono cose che conoscete già. La novità è che aldilà della barriera ci sono tre milioni di zombie che vogliono venire dalle nostre parti a farsi un giro e sono parecchio affamati. La barriera è stata innalzata ed estesa ma naturalmente non si può sperare che quella massa di carne putrefatta se ne torni da dove è venuta. Si comporta come un fiume in piena che preme sugli argini e se ne frega di ciò che trova sulla sua strada.
Il vostro compito quindi è alleggerire la linea di confine e ridurre la forza d’urto.
Fino ad ora la procedura di difesa è stata molto semplice, il plotone viene disposto in linea come un plotone d’esecuzione lungo centinaia di metri, ognuno distante un metro dalle spalle del compagno vicino. Stando inginocchiati, bisogna fare il classico: un colpo un morto. Un compagno rifornitore sta al fianco del tiratore con il compito di fare assistenza con binocolo, arma di scorta per evitare gli inceppamenti da surriscaldamento e caricatori di riserva.”
Fa una breve pausa in modo che noi si possa assimilare il compito merdoso che saremo chiamati a fare. Siamo qui per quello quindi per quanto mi riguarda può parlare di filato che tanto non vedo l’ora di rendermi utile.
“Dopodiché” riprende il Tenente “Potranno intervenire i ripulitori per spazzare via i corpi che nel frattempo si saranno ammassati. Sappiate che usiamo i lanciafiamme, poi li raccogliamo con le pale meccaniche e prima che me lo chiediate vi informo che gli zombie arrivano ad ondate. Perciò non è detto che si riesca a pulire in tempo per la successiva mareggiata. Di conseguenza non avrete tregua e momenti per riposare. Quindi prima di salire al confine vi verranno distribuite le compresse di stimolante. Dovete prenderle, non fate finta. Lo so che è merda chimica ma vi terrà svegli. Lo dico per voi. Non vi farà perdere la concentrazione e soprattutto non sentirete fame, sete o sonno. Quindi sarete bombati, incazzati e armati fino ai denti. Domande?”
Ci guardiamo, e ognuno di noi pensa “Che cazzo puoi chiedere a uno così?”.
Proprio quando stiamo per uscire fa il suo ingresso nella briefing room un altro ufficiale dei ricognitori che entra sventolando un dispaccio appena diramato dal Comando Centrale. Dopo un breve consulto tra i due il nuovo arrivato prende la parola per informarci che è stata approntata una nuova strategia: “Il Comando ordina che vengano piazzate quattro sezioni di mitragliatrici con un angolo di copertura di 180° sulle colline prospicienti la barriera.”
A sentire queste parole si innalza un mormorio generale in sala.
“Silenzio soldati!” ci intima il Tenente ricognitore “É vero che qualcuno di voi sarà aldilà della protezione però questa tattica mostra dei vantaggi e sarà mia cura assicurare gli elicotteri per l’evacuazione dei mitraglieri in caso di emergenza. I cervelloni hanno pensato a tutto: gli zombie sono di tipo romeriano e la valle è una specie di imbuto. Nello specifico le mitragliatrici prenderanno d’infilata i primi zombie della massa in movimento. Questi dovranno essere colpiti esclusivamente ad altezza delle ginocchia in modo da farli cadere per terra. Non sarà necessario terminarli ma andranno usati come ulteriore barriera. Abbiamo modo di credere che a questo punto gli zombie che sopraggiungeranno inizieranno ad ammucchiarsi e quindi saranno ulteriormente rallentati. Ovviamente per i tiratori scelti sarà più semplice unirsi al lavoro delle mitragliatrici per colpire quelli che staranno camminando sui caduti. Alla fine si formerà una barriera fatta di carne che gli zombie stessi non saranno più in grado di superare.”
Dopo aver ascoltato i nuovi ordini, in cuor nostro speriamo che stia scherzando, che tutti stiano prendendo con troppa apprensione questa cosa, ma dalle facce dei Tenenti ci rendiamo conto che è tutto vero.
“Signori, non abbiamo abbastanza benzina per alimentare tutti i lanciafiamme e gli automezzi quindi la barriera umana per il momento non verrà più bruciata. Per quanto riguarda gli zombie che si muoveranno lateralmente alla barriera, sappiamo che per la legge delle probabilità, a lungo andare i flussi che si dirigeranno a destra saranno uguali a quelli che andranno a sinistra e di conseguenza potremo allargare la murata di carne mitragliando gli zombie come i primi caduti e così via. Alla fine ci troveremo di fronte ad una barriera zombie autocompattante che chiuderà la valle e radunerà i putridi all’interno di un’immensa diga di nonmorti. Il fiume di morti, se tutto andrà come previsto, sarà finalmente arrestato e alla fine dovremo soltanto tenerlo sotto controllo fino a nuovi ordini.”
Questa idea ci lascia spiazzati ma incuriositi. Immaginiamo già la scena che si presenterà fra non molto. Ci alziamo e usciamo sul piazzale, il Tenente si assicura di persona che da bravi bambini abbiamo preso le medicine per tenerci vigili e svegli e ci porta dritti agli elicotteri. Quando sorvoliamo la zona della linea di confine vediamo distintamente i ripulitori incendiare i cadaveri ormai bloccati nel loro ultimo movimento. Anche respirando con la bocca il puzzo di carne arrosto misto a cherosene che giunge dal terreno, ci riempie lo stesso le narici risalendo fino alla polpa del nostro stimolatissimo cervello.
Il Tenente gesticolando attira la nostra attenzione e ci indica le pale meccaniche che vengono azionate da dietro la barriera di metallo nella nostra parte per rimuovere ciò che resta degli zombie carbonizzati e creare spazio. Poco distante, però, si scorgono già i rinforzi degli zombie che stanno sopraggiungendo. I ragazzi sul campo non sanno ancora che a breve cambieremo strategia. Tra poco toccherà a noi. Siamo su di giri, lo stimolante sta facendo effetto. Urliamo: “Bastardi, stiamo arrivando a farvi il culo!” e altre cose irripetibili. Accarezzo il mio fucile di precisione, il mio fedele alleato, il mio miglior amico: “Fai il bravo ragazzo!” gli dico. L’elicottero atterra, scendiamo pronti ad entrare in azione. Mentre ci raduniamo sopra le nostre teste ci sorvolano altri elicotteri che trasportano in quota le squadre di mitraglieri. Dai portelloni spuntano le canne delle GAU-15A, calibro 12,7 da 750 colpi al minuto.
Nonostante aldilà della barriera di metallo imperversi l’inferno, la peculiare differenza con una guerra tradizionale dove due eserciti si contrappongono è che nel nostro caso risulta assente il rischio che qualcuno ti spari addosso o ti bombardi. Intorno a noi non ci sono feriti perché non esistono le vie di mezzo: o sei morto o non lo sei.
Abbiamo una funzione cuscinetto contro un nemico disarmato ma violento, che sfrutta la forza di migliaia di corpi uniti. È il potere dello sciame, ne siamo consapevoli ma noi siamo una potente macchina da guerra super organizzata. Siamo cazzuti e palestrati, ma abbiamo anche un cervello. Ora ci dicono di utilizzare la potenzialità dello sciame contro loro stessi in modo da tenerli insieme belli compattati. Cazzo, sì… si-può-fare! Finalmente qualcuno al comando le ha messe al lavoro quelle teste d’uovo.
Speriamo solo che non si verifichino falle in questa apocalittica opera di idraulica non-morta.
Luca Pennati