di Igor Zanchelli
Abbiamo visto nei precedenti articoli che Madre Natura, tenera e affettuosa donna dai facili costumi, ha già creato organismi in grado di rendere zombie varie specie di insetti ed animali. Tuttavia la similitudine con i Non-Morti, a noi tanto cari, consisteva sostanzialmente in comportamenti e mancanza di “volontà” che gli appartenenti al mondo animale infetti mostravano. Comportamenti che sempre servivano ad un unico scopo: far sopravvivere il parassita.
Oggi invece conosceremo un organismo che apporta dei cambiamenti nel suo ospite infettato, che ha delle analogie eccezionali con gli zombie a noi conosciuti.
Il “piccolo bastardo” infetta il gambero d’acqua dolce irlandese Gammarus duebeni celticus. Questi gamberi normalmente praticano il cannibalismo (foto a sinistra). Quando le condizioni sono sfavorevoli non esitano a cibarsi dei loro giovani.
Studi condotti dagli scienziati dell’Università di Leeds, Queen University di Belfast e Stellenbosch University in Sud Africa, pubblicati sulla rivista della Royal Society Open Science, hanno dimostrato gli effetti che un minuscolo parassita ha sul tasso di cannibalismo tra i gamberi. I risultati mostrano che il parassita non solo aumenta significativamente il tasso di cannibalismo, ma i gamberetti infetti sono molto più voraci.
Il responsabile di questo è il Pleistophora Mulleri, parassita unicellulare appartenente al regno dei funghi. Questi colonizza il crostaceo, in particolare le cellule muscolari, con milioni di cellule della grandezza di un globulo rosso (foto a destra).
L’infezione è parecchio invasiva rendendo l’anfipode debilitato, e poiché tutte le cellule parassite dipendono totalmente dalle sostanze nutritive assimilate dal gambero, lo rendono molto vorace e afflitto da un continuo senso di fame.
Il gambero parassitato in definitiva non sarà più in grado di cacciare le sue naturali prede e, in più, avrà costantemente necessità di cibo. Per soddisfare questa insaziabile fame divorerà le prede più facili da catturare, ovvero i giovani della sua stessa specie. Lo studio in questione ha dimostrato che il tasso di cannibalismo, che ricordo è normalmente presente nella specie, aumenta di circa due volte e mezza rispetto ad un gambero non infetto.
L’infezione si trasmette tramite il consumo di soggetti infetti. Basta che un gambero sano consumi il 23% circa di un soggetto infetto, per essere a sua volta colonizzato dal parassita.
Poiché come dicevamo prima, Madre Natura è si una donna dai facili costumi ma è anche premurosa ed affettuosa, per evitare che le acque dell’Irlanda fossero popolate interamente da gamberi zombie cannibali, ha dotato i gamberetti sani di qualche piccola arma di difesa. I ricercatori hanno notato che i gamberi sani in presenza di due soggetti di cui cibarsi, uno sano e l’altro infetto, prediligevano quasi nella totalità dei casi, istintivamente i gamberi sani. Questo meccanismo fa si che il parassita non si diffonda, contaminando completamente la popolazione dei gamberi. I soggetti infetti, al contrario, per le ragioni di cui sopra, non distinguevano tra soggetti sani e infetti, predando e cibandosi indistintamente degli uni quanto degli altri. Comportamento questo comprensibile perché utile allo scopo del parassita: ossia quello di trasmettersi e passare da un ospite all’altro.
Lo studio non ha dimostrato che questo parassita possa infettare in qualche modo l’uomo e tende a scongiurane il temuto salto di specie; tra l’altro non trova nessun analogia simile con organismi che possano in qualche modo colpire l’essere l’umano. Ma una settanta di anni fa non si riteneva impossibile che l’uomo potesse andare sulla luna?
Ciò che mi ha colpito del Pleistophora Mulleri è l’analogia che ha con i classici zombie. Esseri debilitati, simili alla classica immagine di difficoltà deambulatoria e putrescenza, insaziabile fame e cannibalismo incontrollato. Che sia questa l’arma che la tenera e affettuosa, ma pur sempre “puttana”, Madre Natura userà quando si sarà stancata di noi. stancata di noi?
Igor Zanchelli.
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