Un allegro e catastrofico articolo di Luca Pennati.
SUPERATI GLI ZOMBIE, ANDREMO A COMANDARE
Vivete nella paura che possa succedere una catastrofe? C’è chi vi dice che non potrebbe mai succedere e allora siete convinti che sia tutto un complotto per farvi credere pazzi? Ebbene, non è così!
Il catastrofismo esiste davvero. Quindi un punto per voi, perché non siete fuori di testa. Purtroppo però avere paura e quindi soffrire di ansia, stress e panico non va certo bene. Infatti, tali concetti sono legati tra loro da un filo comune: il PENSIERO CATASTROFISTA.
In cosa consiste? È presto detto: si tratta della percezione errata del mondo che ci circonda, del valutare in una prospettiva irrazionale i fatti che accadono, ingigantendoli, così come le “inevitabili” conseguenze che per voi potrebbero sfociare in ovvi disastri apocalittici.
Quindi, va da sé che un catastrofista, esagerando nel vedere le cose in senso negativo, molto probabilmente si sentirà continuamente ansioso, e proverà vero e proprio panico nei confronti di quei fenomeni pronti a scatenare le tanto temute conseguenze.
Per cui, si desume che il pensiero catastrofista sia una delle principali cause dell’ansia ed è giusto chiedersi se si possa evitare. La risposta è: certamente!
Innanzitutto bisogna saper riconoscerne l’esistenza. Chi ragiona in questi termini crede fermamente che l’evento catastrofico accadrà realmente ed entro breve tempo. Tuttavia, valutare con calma le effettive possibilità che questo avvenga, potrebbe tamponare l’insorgere dell’agitazione. Infatti, le probabilità sono alquanto remote se non impossibili.
Purtroppo però viviamo in un’epoca in cui nascono ogni giorno almeno dieci teorie di complotti, e abbondiamo di persone che si basano sul “l’ho letto su Google” e di fantomatici laureati su Youtube.
In seguito sarà necessario analizzare le risposte del proprio corpo nel nello stato d’ansia da pensiero catastrofista. Se nei casi peggiori andate in affanno, iniziate a sudare e sentite palpitazioni, sappiate che il non riuscire a controllare questi sintomi per tempo potrebbe causarvi proprio una tragedia. Tuttavia non sarà il verificarsi della catastrofe tanto temuta la causa del vostro malessere, bensì l’eccessiva agitazione autoindotta.
La consapevolezza dei danni che vi potreste provocare è il primo rimedio al vostro modo di affrontare le situazioni. Un sistema semplice che creerebbe dei benefici immediati, potrebbe essere quello di redigere un elenco dei danni, a cui potreste andare incontro, in modo da focalizzarli e quindi evitarli.
Inoltre, quando vi prendono quei momenti di sconforto misto a panico, dovreste contattare un amico di cui vi fidate ciecamente e chiedere un parere sulla situazione che state vivendo. Vedrete che una persona di fiducia vi saprà aiutare a superare l’ansia e a pensare razionalmente. Vedrete che una volta superata la fase di ansia e recuperato il buon senso, vi troverete a ridere della remota possibilità che un simile fatto possa realmente accadere.
Un altro suggerimento che di solito sento: “coltivate una passione che vi distragga, impegnate il tempo libero in qualcosa di migliore!”. È risaputo, infatti, che le persone che hanno tanto tempo per pensare risultano più ansiose delle altre, poiché è più facile che si abbandonino a pensieri e ragionamenti catastrofisti.
Purtroppo qualcosa mi lascia perplesso. Quelli come me, che hanno la passione del cinema e della letteratura horror, zombie, d’azione e appunto catastrofica, continuano a percepire i disagi in maniera crescente, a dismisura. Forse dovremmo cambiare passione…
Comunque, per la serie “forse non tutti sanno che”, Il CATASTROFISMO, come dicevo, esiste davvero ed è una delle teorie evoluzionistiche alternative a quelle comunemente accettate, diffuse e insegnate.
Infatti, la principale teoria evoluzionistica ritiene che ci si possa evolvere solo tramite un percorso graduale, ovvero mediante la scomparsa lenta e progressiva di alcune specie, le quali vengono sostituite da altre nuove – e quindi più evolute -; ma per arrivare alla completa sostituzione sono necessari ovviamente migliaia di anni. Questo processo rende la teoria sicuramente più facile da accettare e soprattutto da far digerire all’umanità. D’altra parte il CATASTROFISMO, invece, teorizza che per evolversi bisognerebbe estinguersi in modo massiccio e apocalittico. Naturalmente va da sé che tale teoria non ha mai trovato il favore del pubblico, poiché fortemente osteggiata dalle lobby di potere che preferiscono masse docili, condizionabili e prevedibili. Anche il fatto che ci sarebbero ben pochi sopravvissuti non rende certo l’idea molto simpatica.
Comunque, il catastrofismo raccoglie tantissimi estimatori. Basta pensare a quanti film e serie tv sono state prodotte sul tema, per non parlare di tutti i libri, i fumetti e le pubblicazioni scientifiche. In pratica tutto l’adorato genere zombie è impregnato di quest’affascinante teoria.
Ma si tratta di una moda del momento? Assolutamente no.
E’ una teoria elaborata verso la fine dell’Ottocento dal naturalista francese Georges Cuvier, secondo il quale anche soltanto un unico evento di breve durata, particolarmente violento, insolito e di proporzioni gigantesche, appunto catastrofico, che fosse capace di estinguere (o trasformare) almeno i due terzi dell’umanità, potrebbe portare ad un accrescimento evolutivo della specie. In altre parole: non solo il più forte sopravvive, ma soprattutto il più adatto e il più spietato. Costui potrà dar vita all’uomo del futuro, già pronto e con quel quid in più che ai trapassati è mancato.
Ovviamente non potevo non rimanere affascinato da questi studi, che si sposano perfettamente con la mia passione per i non-morti. Una passione che mi sta regalando una solida base scientifica per affrontare l’apocalisse Zeta con una dose di ottimismo che prima non avevo.
Consapevole del fatto che un giorno di sopravvivenza in più rappresenti uno step evolutivo necessario al fine di porre le basi per una nuova civiltà, credo che, superati gli zombie, ANDREMO A COMANDARE!
Quindi, quando guardiamo The Walking Dead o un qualsiasi altro prodotto zombesco, non dovremmo meravigliarci che i sopravvissuti non muoiano mai, ma rallegrarci del fatto che riescano a sopravvivere in quanto PREDESTINATI a diventare i leader di domani.
Un consiglio finale sempre utile per l’ansia: “Puoi fare qualcosa per evitare che si verifichi il problema? No, allora non è un problema tuo! Sì, allora non è più un problema!”.
Luca Pennati