La recensione della nona puntata della settima stagione, a cura di Antonella Cella “jackson1966”.
Premessa obbligatoria. A differenza dei miei colleghi che scrivono in questo sito, io adoro e venero “The Walking Dead” con tutte le mie forze. I motivi sono vari, alcuni personali, altri di tipo più utilitaristico, ma il fatto fondamentale, alla fine di tutto, è proprio questo: “The Walking Dead” è il mio amore seriale assoluto, nel bene e nel male, in salute e malattia e così via, insomma la “solfa” è conosciuta da tutti.
Questa, quindi è la “parte della Forza positiva” della recensione alla puntata in oggetto.
Riparte dopo quasi due mesi di hiatus, con una puntata splendidamente divisa in due parti e sorprendendo tutti, compresa me lo ammetto, molto meno “agitata” di quel che mi aspettavo. Del resto, essendo stata scritta da Angela Kang, l’autrice più introspettiva della serie e, nel contempo, essendo la regia stata affidata a Nicotero, che di introspettivo ha di solito proprio poco nel suo modo di girare le puntate, il risultato, a ben pensarci, non poteva che essere questa sua stupenda duplicità.
Perché tutti eravamo pronti, ammettiamolo, alla riscossa del nostro gruppo capitanato da Rick contro Negan. Ammetto che pensavo, conoscendo Rick Grames and company e cosa abbiano passato in questa prima metà di stagione, ad una riscossa immediata e senza se e ma. Magari con un inizio di guerriglia contro Negan e la sua organizzazione.
E invece Rick è “cresciuto” veramente: ha sofferto, perso amici cari e non è più disposto a partire a testa bassa contro chiunque e qualunque cosa si frapponga tra lui e la sua voglia di una nuova vita pacifica. Decide quindi di cercare alleati tra le altre comunità che sono sotto il gioco di Negan.
Parte da Hilltop e, ovviamente, Gregory gli dice no, ma Maggie è ormai un’eroina della comunità e quindi, tra lei e Jesus, che decide finalmente di bypassare Gregory, si parte con i primi alleati.
Quindi Jesus li porta al Regno di Ezechiel e qui, pur ricevendo il solito no dal capo della comunità, per motivi completamente opposti a quelli di Gregory, mette Daryl, fuggito da Negan, in salvo, trova alleati interni che “spingeranno” insieme a quest’ultimo su Re Ezechiel per portarlo dalla sua parte ma, soprattutto, ritrova Morgan e, sa che Carol è salva e “in ritiro dal mondo”.
Scusate ma qui parte la fanwoman, è più forte di me. Vedere Daryl così interessato a Carol e alla sua salute mi ha, come sempre, acceso la speranza che, finalmente questa ship arrivi da qualche parte, prima o poi. E che sia proprio Daryl la chiave per riportare la formidabile combattente Carol in campo contro Negan? Lei non sa niente di Abraham e di Glenn. Ma, soprattutto, non sa niente di come Negan abbia deciso di uccidere, dopo averlo torturato per settimane, Daryl. E sappiamo tutti quanto il suo istinto protettivo e la sua vendetta si attivino quando sa che qualcuno al quale tiene è stato ucciso o quando Daryl sta male.
E arriviamo alla parte dove la regia di Nicotero si fa sentire con tutta la sua solita potenza visiva e dirompente. Rick and company trovano sulla strada delle macchine minate per fermare mandrie di Zombie e messe dagli uomini di Negan. Ovviamente decidono che quell’esplosivo può essere molto utile nella loro lotta e, sotto l’egida dell’esperta marine Rosita, cominciano a scollegarlo e a tenere ciò che lei giudica “sicuro”. Ma la mandria prevista arriva e Rick e Michonne, utilizzando due macchine in parallelo collegate dal filo teso dove c’era l’esplosivo preso, procedono verso di essa e ne fanno letteralmente poltiglia spiaccicata in strada. Una scena girata magistralmente e visivamente incredibilmente appagante per noi amanti delle serie Zombie.
Il tutto concluso da un’esplosione a distanza quando tutti sono in salvo che fa saltare in aria le macchine che formavano la barriera. E questo non per motivi futilmente di ordine visivo, ma perché Rick vuole quella mandria in strada, la strada che va verso la “casa” di Negan. Potrebbero essere alleati inconsapevoli ma molto utili come forza dirompente, lo sappiamo bene.
E Negan? Beh, si sente alla radio che Jesus ha rubato quando è scappato con Daryl che incita gli uomini alla vendetta contro Daryl stesso, colpevole di essere scappato uccidendo Fat Joy e rendendo di fatto Slim Joy l’unico Joy e quindi privo del soprannome dei Saviors. Pazzesco direte voi? No, da Negan in pieno. Del resto è anche per questo che lo adoro e lo odio nello stesso tempo, oltre alle ben note caratteristiche recitative e fisiche di Jeffrey Dean Morgan, che lo interpreta. Per la sua caratterizzazione macchiettistica al massimo, ma così reale in quel mondo apocalittico dove il più forte, il più crudele e senza pietà, per ora, vince alla grande, come sempre in un gruppo lasciato a sé stesso senza “l’aiuto” delle regole punitive tipiche delle società umane.
Perché è questo il messaggio che “The Walking Dead” da sempre ci manda. Si può rimanere umani e seguire le regole sociali tipiche della pre-apocalisse, quando tutto ti crolla addosso e l’unica strada per sopravvivere è combattere, specie gli altri umani rimasti? Rick e soci ce lo devono ancora dimostrare. Per adesso i tipi alla Negan vincono alla grande, per un motivo o per l’altro e vorrei ricordare che lo stesso Rick, alla fine, ha perso contro di lui proprio perché è sceso sul suo territorio ed ha usato i suoi “metodi di controllo” di chi metteva in pericolo il suo sogno di un’Alexandria in “pace”. Solo che, a differenza di Negan, non aveva ben chiaro il potere e l’estensione del suo nemico. Da qui il cambiamento che vi ho segnalato in Rick all’inizio della recensione, finalmente.
Ed ora la sorpresa finale. Padre Gabriel si è portato via tutti i viveri di Alexandria ed è andato… dove li avevano trovati in mezzo ad un lago pieno di Zombie Rick ed Aaron. Il loro gruppo, seguendo le sue “briciole di pane” lasciate durante la sua azione apparentemente tipica del vigliacco che avevamo conosciuto all’inizio, il quale Rick sa bene che non esiste più, arrivano in una discarica e vengono circondati da coloro che, finalmente dopo tanto tempo, fanno sorridere Rick stesso. Alla prossima puntata capire cosa Rick ha visto che a noi è evidentemente sfuggito, ma di sicuro, alla fine, un alleato e anche numeroso, contro Negan, dopo tanti apparenti(?) rifiuti.
Ed ora che la battaglia inizi e che Rick ed il suo gruppo dimostrino di non essere e non voler essere come Negan nel combatterla, perché così, e lo sanno bene Abraham e Glenn, l’avrebbero già persa dall’inizio.
E voi? Volete vedere Negan battuto da Rick and company? Può sembrare una domanda assurda, ma so bene quanti fans abbia conquistato, pur nelle sue follie, questo personaggio tra chi segue “The Walking Dead”. Io stessa, ve l’ho detto sopra, sono molto divisa nei suoi confronti.
Antonella Cella “jackson1966”
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Michele Borgogni e defeale
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