RECENSIONE TWD S08E01 E S08E02
Voglio iniziare questa recensione con le parole di un commentatore di un sito che amo molto, che ha semplicemente detto, sotto un’altra delle interminabili discussioni tipiche, che “The Walking Dead” scatena da sempre sui social, “TWD si ama non si discute”. E la discussione è finita.
Ecco, questo è ciò che penso della mia serie del cuore. La amo, e l’amore per sua natura non ha logica, non ascolta il cervello e i suoi ragionamenti, ma “ama” appunto.
E vorrei anche ricordare che questa serie continua a essere quella dei record alla sua ottava stagione, con un appeal nella fascia 18/49 incredibile, che sta mettendo in atto tutta una serie di studi sociologici et similia per cercare di capirne la causa. Tenuto conto che siamo in un periodo dove qualsiasi “amore” del pubblico si brucia velocemente. Specie nel pubblico più giovane.
Detto questo devo essere onesta e come recensore dire che in queste due puntate è riuscita, come sempre, a dare il meglio ed il peggio di sé. Sempre tipicamente alla “The Walking Dead”.
Nella prima puntata della stagione, come sempre diretta dal grande Nicotero e scritta dal Gimple, si mettono in chiaro subito gli intenti e il ritmo che la stagione stessa avrà quest’anno.
Rick e il suo gruppo sono in guerra con quello di Negan. Una guerra aperta e dichiarata. E una guerra, per sua stessa natura, non porta mai a vincitori e vinti ma a danni enormi per tutti. E Rick lo sa bene, come lo sanno bene Maggie, Ezekiel e gli altri leader del gruppo.
E qui scatta la grande abilità di Nicotero e Gimple. Rendono splendidamente tutte queste emozioni con un montaggio serrato, altalenante tra possibile futuro e presente. Questo è ciò che la guerra porta nelle persone, è inutile fare finta di altro in un mondo moderno che crede di averlo dimenticato, che pensa di tenere sotto controllo le “piccole guerre” che ci sono nel mondo. E “The Walking Dead” per sua natura è sempre stata un grande studio sociologico sull’umanità.
E l’umanità, anche in un mondo dove dovrebbe unirsi per sopravvivere contro un nemico comune – qui sono stati scelti gli Zombie -, torna sempre ai modelli sociali tipici della sua millenaria storia.
Quindi si parte coraggiosi e con grandi discorsi sulla guerra, sulle proprie capacità di essere killer spietati contro i nemici mortali, sul bene che alla fine ne deriverà.
Ma ci si trova a non saper uccidere veramente un essere umano in carne ed ossa quando è lì davanti alla tua arma, per quanto lo odi e per quanto ti abbia fatto del male. Ci si trova a sbagliare mira.
Del resto queste persone sono le stesse che all’inizio non riuscivano a uccidere gli Zombie perché esseri umani, alcuni addirittura familiari.
E per i capi che incitano la truppa il peso è sicuramente maggiore. E nessuno è più “capo” di Rick in questa serie. Sente da sempre un senso del dovere marcato verso la sua gente che segue le decisioni che lui prende fedelmente.
Da qui i flashforward su di lui. Quale sarà il suo futuro e quello della sua gente? Gimple ci dice che potrebbe essere ideale… lui che invecchia e la sua famiglia che prospera. O potrebbe essere drammatico, lui che non arriva fino in fondo nella sua “vendetta” e causa la morte di coloro che ama. O un misto tra queste due opzioni, lui vince la guerra, ma a quale prezzo? Cosa gli costerà?
Rick da sempre rappresenta l’umanità “sana” del post apocalisse e questa umanità, mai come in questa stagione, rischia di perdere la sua sanità. Ed ecco quindi la dichiarazione di intenti chiara e precisa del suo showrunner.
Ci dice chiaramente “per anni avete chiesto guerra, azione, e situazioni simili. Ecco ora le avrete, ma queste cose hanno un prezzo e di solito è molto salato. Ebbene si va in guerra. Tutti noi con Rick and company, e la guerra non è pulita. Preparatevi a sporcarvi”.
E qui parliamo di gente “normale” come noi. Che si ritrova contro uno psicopatico e la sua banda. Mi sono infatti sempre chiesta come mai nei film e nelle serie tv al momento dei veri combattimenti tutti sanno cosa fare, come sparare, sono dei tattici che a confronto quelli che ci hanno insegnato in Storia sono dei piccoli scioccherelli.
E anche qui “The Walking Dead” non mi delude. La verità è che saremmo tutti, a parte alcuni che si sono preparati per altri motivi personali, degli emeriti imbecilli. A partire dai tatticisti. Soprattutto se dall’altra parte ci fosse una Negan. Come disse giustamente Einstein: “il brutto della guerra è che costringe i ‘buoni’ a scendere al livello barbaro dei ‘cattivi’ per avere qualche chance di vittoria”. E Rick and company, come la maggior parte di noi, semplicemente non ci riescono, alla prova dei fatti.
Nella seconda puntata uno degli autori è Negrete e, da sempre, Negrete è l’autore “psicologico” della serie. Ma in un’annata dove si combatte e dove l’azione è dominante sulla psicologia dei personaggi, ovvio che la puntata scritta da lui ne risenta fortemente in negativo.
Non c’è spazio per la sua psicologia fine mentre ti sparano; o tu stai sparando a qualcuno o cercando di avere vantaggi tattici sul nemico.
Ne risulta una puntata altalenante tra ciò che “The Walking Dead” vuole essere quest’anno e ciò che era per sua natura gli anni passati. E Negrete non ha le capacità di scrittura di Gimple. Non sa mischiare bene i due generi. Una puntata che dà continuamente l’idea allo spettatore di non sapere bene dove vuole andare a parare.
Ci presenta dubbi continui tra uccidere indiscriminatamente qualcuno perché è il “nemico” o pensarci prima di farlo. Ma in guerra ci si può permettere il lusso di pensarci?”
Ecco in queste puntate Gimple dovrà imparare ad affiancare ai suoi autori “psicologici” quelli più portati all’azione, per avere un mix vincente.
Ma diamo tempo al tempo. Per otto anni i suoi detrattori (pur non perdendosene una puntata) hanno massacrato la serie perché troppo psicologica con picchi di azione. Ora la massacrano perché ha troppa azione.
Come dicevo all’inizio “TWD si ama, non si discute”, tanto in otto anni si è dimostrato che discuterne non porta a nulla. Se non al mantenimento delle proprie posizioni da parte delle due parti in gioco.
Intanto AMC, Gimple e soci si godono il risultato. Una delle serie più “vecchie” della tv odierna rimane la più vista e seguita. Direi che costoro la loro guerra l’hanno stravinta da un pezzo. E, scusatemi ma lo devo dire, anche noi fans che la “amiamo e non la discutiamo” ormai da anni non possiamo che esserne felici.
Antonella Cella
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