RECENSIONE “THE WALKING DEAD” S08E13”
Quando “The Walking Dead” decide di essere veramente sé stessa non ce n’è più per nessuno. E queste ultime puntate lo dimostrano chiaramente.
Una più bella ed emozionante dell’altra. E soprattutto sorprendenti, nel senso proprio che ci hanno fatto fare dei salti sulla sedia per la sorpresa.
Come sempre la Kang e Negrete insieme riescono a fondere il loro stile ed a creare quel mix tra analisi psicologica e azione incredibile, tipico del miglior “The Walking Dead”.
Si parte con Simon che decide di massacrare, in nome dello “scomparso” Negan, tutti gli abitanti di Hilltop. Con un Dwight sempre più in confusione su come aiutare Rick ed i suoi senza tradirsi con Simon stesso.
Quindi parte una delle migliori battaglie tra i Saviours e i nostri “campioni” della serie.
Così ben coreografata e gestita che ci fa dimenticare, sia a noi che ai protagonisti stessi un piccolo ma fondamentale particolare.
Maggie ha deciso bene le mosse da fare e mette in fuga Simon ed i Saviours prendendoli di sorpresa. Tutta la controffensiva è perfettamente pianificata e ben coordinata.
Ma anche tra i nostri eroi c’è qualcosa che li fa vacillare, e lo fa proprio con i nostri capi, rendendoli egoisti e intrisi di voglia di vendicarsi.
Maggie non calcola, fino a che non lo vede nelle tombe nuove scavate per i morti della battaglia, il prezzo della vendetta su Negan, in nome di Glenn.
Tutti la vedono come capo gentile e generoso, ma in realtà il suo unico pensiero è arrivare a Negan. Quando non ci arriva quasi perde la testa lei stessa e manda all’aria il suo stesso piano. Causando altre perdite inutili tra i suoi.
Rick pensa solo a vendicare Carl e addirittura procede come se fosse solo nella battaglia, anche lui in cerca di Negan, che gli era sfuggito nella scorsa puntata. Si fa praticamente guidare da Maggie e dagli eventi intorno a lui.
Ma lui non può fare così. È, alla fine, colui per cui tutti stanno rischiando la vita contro Negan. Anche qui il prezzo della vendetta sta diventando sempre più chiaro e, forse, troppo alto.
Daryl è praticamente sperduto nei suoi pensieri su cosa sia giusto e cosa non lo sia. Nel suo dolore. Non riesce neanche a capire, nella sua confusione mentale, che Dwight salva, con la sua freccia, la vita di Tara. Ma, anzi, pensa ad un ennesimo cambio di campo da parte di Dwight stesso.
Non servono a nulla le parole di Tara che cerca di convincerlo del contrario, lei che sa cosa significa stare dalla parte sbagliata per i motivi giusti. Daryl pensa che solo il caso lo abbia portato lontano dal fratello e quindi dallo stare nella “parte giusta” della battaglia, quella di Rick and company. Come se la sua volontà non avesse alcun significato.
Anche qui diventa sempre più chiaro che il prezzo della guerra stia diventando troppo alto da gestire psicologicamente per Daryl.
Carol ammette apertamente di avere ucciso volontariamente la donna amorevole e la mamma che era per natura, in favore della guerriera senza un vero domani a cui pensare. Una persona che quindi ringrazia il cielo di sopravvivere giorno dopo giorno per riuscire a combattere ancora. Una vera Walking Dead “viva”.
Questo, ovviamente, le impedisce di innamorarsi ancora e di sperare in un domani migliore. Pena la morte psicologica che ha già provato una volta.
Morgan continua la sua discesa, solo temporaneamente fermata, nella follia. Il senso di colpa per la perdita dell’innocenza di Henry si sovrappone a quello per la morte del figlio, causata dalla moglie Zombie che non aveva ucciso, rendendolo sempre più instabile.
La speranza che Carl voleva infondere con la sua morte rimane ancora una volta in attesa che la fine della guerra tra Rick e Negan stabilisca il vincitore.
La domanda importante però rimane la stessa: qualcosa sarà rimasto dei nostri eroi di buono e generoso alla fine di tutto? O l’”abbassarsi moralmente” al livello del nemico per combatterlo è senza ritorno? E allora per cosa si sta combattendo? Per la mera vendetta? Ciò non li rende uguali a Negan se non peggio, viste le premesse fatte?
E mentre stiamo seguendo tutte queste vicissitudini post battaglia con i nostri eroi, tutti, i nostri eroi compresi, ci dimentichiamo cosa ha causato tutto questo, alla fine. L’Apocalisse Zombie. Quella che Negan voleva riportare in auge usando sulle armi dei Saviours sangue infetto contro Rick and company.
Così quando Tobin smette di respirare in seguito ad una ferita che sarebbe stata banale in altri casi, siamo anche noi presi di sorpresa dalla strategia di Negan che risulta vincente, anche senza che nessuno la tenga più in considerazione, Simon in primis.
Gli Zombie sono “i nostri” trasformatisi, sono lì vicino a noi, e hanno una sola volontà come sempre, mangiare i vivi. Alla fine il nemico è con i nostri eroi, è tornato colui che ha causato la fine della civiltà e, come sempre, non ha pietà per niente e nessuno. E la sua specialità è creare altri alleati nelle sue fila in poco tempo.
Alla fine proprio i Walking Dead, messi un po’ da parte in questi anni, sono tornati a decidere le sorti dei nostri eroi, com’era all’inizio di tutto.
Ecco il piccolo particolare che tutti abbiamo rimosso, quello che ha reso la puntata veramente incisiva e speciale.
Vincere la guerra significa anche smettere di volersi vendicare.
Mettere da parte le questioni private in nome della Comunità che si vuole creare.
Capire, come alcuni ex uomini di Negan hanno fatto, che si ha un valore intrinseco al di là di quello della comunità a cui si è scelto di unirsi. E che questo valore va al di là di tutto.
Ricordarsi che i veri nemici solo coloro che questa civiltà appena nata possono distruggerla un’altra volta, morendo anche per malattia, per ferite, per anzianità: gli Zombie.
Antonella Cella
jackdon1966
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