Racconti

– Il tempo vola… – Che banalità. Eppure me lo sentivo dentro, me lo sentivo nella pelle. Una stupida sensazione di fugacità, come pensieri che si rincorrono impazziti roteando vorticosi nell’improbabile mondo del ”se”.

Osservavo distrattamente, fuori dalla vetrata, gli enormi schermi a LED, gli ologrammi dei negozi, la gente sempre di corsa immersa nei propri affari: chi con gli occhiali a realtà aumentata, qualche poveraccio ancora con dei vecchi tablet 3d.

Il Monferrato e la Langa erano solo più bucolici rifugi del cuore. Immagini confuse di una giovinezza che, forse, non avevo mai nemmeno vissuto, ma solamente assorbito e ricreato, dai racconti della mia cara nonna. 

Il passato è ormai alle spalle, siamo nel 2077: Roma è la megalopoli, è il futuro.

– Magna, che te se fredda la pajata!-

La voce del Colonnello Furia mi scosse dai pensieri.

– Sì, sì, certo. Azz, buonissima! –

Che personaggio: occhialoni Ray-Ban vintage, baffo e sigaro. Ne avevo sentito parlare tanto, quando ero passato al settore investigativo di Torino. Uno sbirro vero, coi controcazzi. Nonostante ci lavorassi spalla a spalla da mesi, facevo ancora fatica ad abituarmi all’idea: unità SHB, Synthetic-Human-Being. Sapevo che c’entrava il DNA e la nanotecnologia ma non chiedetemi altro. L’inizio di una nuova epoca. Credo non mi ci abituerò mai, sono un maledetto retrogado, lo so.

– Cortana? Ah Cortana, gentilmente ce porti na caraffa de bianco?  Dei castelli, mi raccomando! Nun ce provà!-

 Lei si avvicinò, sorridente come sempre. Look perfettamente studiato per replicare la locandiera del XX secolo: bella testa mora, riccia, vestitino leggero sull’azzurrino, con generoso scollo, due belle bocce sode da sbirciare mentre si china a riempire i bicchieri, grembiule bianco con il logo del ristorante e l’indirizzo stampato a laser ”Largo dei Colli Albani 10”.

Guardavo incredulo il mio collega, il mio socio, tracannare un bicchiere bello fresco di quel bianchetto.  Nick, ma cosa degusti a fare che sei un aspirapolvere con il sigaro?  Normalmente non avrei perso l’occasione per prenderlo in giro, ma non quella sera.

Cenavamo spesso assieme, in teoria per staccare, in realtà eravamo due malati di lavoro o forse due persone troppo sole.

La sua sagacia, il suo modo di ragionare mi affascinavano. Era una mente arguta, nata per fare l’investigatore ed io cercavo in ogni modo di rubare il mestiere, lo invidiavo… anzi no, lo ammiravo. Quella sera, però, non mi uscì nulla, era una giornata no. Non vedevo la luce in fondo al tunnel e questo mi metteva di cattivo umore. Ovviamente lui se ne accorse immediatamente.

– Ahh, ammazza! Bono! – Posò il bicchiere rumorosamente sul tavolo, sicuramente per attirare la mia attenzione. – A Piè, daje, nun ce sta a pensà. Ne abbiamo passate mille, con questa sarà milleuno! Sticazzi!-

Mi afferrò un braccio scrollandomi con decisione. Mi conosceva davvero, non mi capacitavo come fosse possibile. Sorrisi, facendo spallucce.

-Certo Nick, lo prenderemo. – 

Osservavo lui e Cortana versione cameriera, perfettamente identici a me, a noi. In realtà erano diversi, lo percepivo. Lei era comunque un robot, un prodotto del consumismo, programmata per rispondere cortesemente, sorridere e fare battutine maliziose, lui era…vero, genuino.

Sta cosa mi dava in testa, eppure era davvero il mio migliore amico, davvero mi era stato vicino.

Da tempo avevo perso il conto delle volte che ci eravamo parati il culo, spalla a spalla, sempre in prima linea. Pensavo che le macchine non ci avrebbero mai compresi, ora le mie certezze vacillavano. Ero confuso.

Provava davvero dei sentimenti umani come provavo io o era tutta una presa in giro? Era forse tutto finemente programmato? Era come quando le mignotte ti dicono che come le hai fatte godere tu nessun altro mai? Alla fine dei conti, poi, siamo noi stessi veri? Non siamo anche noi, in qualche modo, programmati? Le scelte che crediamo di fare liberamente, non sono, forse, una strada già scritta?

– Lascia stare! No, tocca a me stavolta. Nick eddai, fai sempre tu. No no, davvero dai. Cortana, pago io eh! No, non li prendere! – Troppo tardi, come al solito.

 – Pagamento completato, grazie, signor Furia. Il suo saldo punti è 158, a 200 avrà diritto ad una consumazione offerta dalla casa – sorrideva, la stronza.

– Eh, ce mancherebbe! Tra un po’ il mio socio se magna pure il ristorante –

Uscimmo a prendere una boccata d’aria. Era sera tardi, la luce dei led comunque ricreava quel baluginare tipico delle megalopoli dove non è mai veramente notte. Cortana ci salutò dalla porta e poi tornò assieme alle sue gemelle a servire ai tavoli. Le avrei chiesto di uscire a bere qualcosa, peccato che, da dopo il problema con l’ultimo aggiornamento, Microsoft avesse deciso che le unità operatrici commerciali non potevano superare, quando in funzione, il perimetro catastale del luogo dove erano messe in servizio.

Praticamente chiudi il locale e le attacchi alla spina e sono belle e pronte a lavorare nuovamente l’indomani.

Il caso era rognoso: una giovane prostituta, poco più che ragazzina uccisa e sfigurata. Benvenuti nel futuro! Certo, oggi nessuno muore più per uno stupido tumore. Arti bionici, occhi bionici, tette, culi insomma, c’è l’imbarazzo della scelta per godere di una vita lunga e sana. Ovviamente solo per chi può permetterselo, per i poveracci poco, o nulla, è cambiato: come diceva mia nonna ”soldo fa soldo ma pidocchio fa pidocchio”.

I quartieri malfamati crescevano mentre i ricchi si rinchiudevano in quelli blindatissimi per benestanti.

Tutta la parte dell’Appia Antica o la zona dei Parioli era guardata a vista da servizi di sicurezza privati: ”Livello sicurezza 2”, praticamente inavvicinabile.

Per il resto beh, c’eravamo noi a cercare di tenere un minimo di legalità e ordine. Le cose non cambiano mai, vestiti diversi, tecnologie sopraffine ma l’uomo e i suoi vizi rimangono e rimarranno gli stessi.

Proprio per stare in tema ecco la novità del momento: in un mondo di silicone, la nuova libidine era quella del ricercare la ”naturalità”.

C’era, difatti, una morbosa richiesta di ragazze intonse, senza nessun aggeggio o modifica che non fossero i chip sottocutanei e neuronali disposti dalla sanità. Ovviamente la cosa non è di certo facile fra le nostrane, ed ecco quindi le mafie giungere in soccorso con una redditizia tratta di schiave. Importate da paesi esotici, cresciute e curate con un unico scopo: soddisfare il cliente in ogni sua richiesta… e, quando dico ogni, intendo ogni.

La notte passò quasi completamente insonne. Questo caso aveva un qualcosa di strano, mi dava una sensazione di inquietudine.

Arrivai in ritardo, come al solito. Non un ritardo pesante ma quei tre minuti costanti e perenni. Quelli fatti di microsecondi accumulati non per colpa mia, ma per colpa di quello davanti. Per colpa dei mezzi pubblici di Google e del loro ”percorso ideale”, praticamente una quotidiana cospirazione per rovinare la mia routine altrimenti perfetta.

Nick era, ovviamente, già al lavoro, professionale e preciso come un orologio svizzero. D’altronde lui era una sveglia digitale coi baffi…ahahah!

– Buongiorno a tutti, adesso che anche il signorino sta qua, rivediamo un attimo la situazione e cerchiamo di chiudere sta storia del cazzo. –  

Il Colonnello Furia sul lavoro era un’altra persona. Scordatevi della cena e scordatevi degli scherzi. Sul lavoro era serio, concentrato, ruvido e poco avvezzo alle stronzate. Non si poteva chiedere di meglio.

– Allora: la vittima risponde al nome, ovviamente falso, di Mu Lan. Risulta ovviamente come studentessa con visto a breve scadenza, tutto come al solito, che ve lo dico a fa’. Presenze al minimo sindacale e nessun esame superato. –   

Intanto che il Colonnello parlava, sul maxi schermo 3d scorrevano le immagini e i dati della malcapitata. Niente da dire, bellezza acqua e sapone, incantevole principessa.

Poteva sembrare un caso banale, ma così non era.

Per chi aveva dei gusti o esigenze particolarmente strane o ”forti”, ditte come la “Robotic Romance” o la “Madame Claude” mettevano a disposizione sexy dolls, create e costruite per subire ogni tipo di perversione, con tanto di urla, suppliche, gemiti e tutto il corredo necessario. Erano dannatamente reali e fottutamente sexy.

Si sa, però, che l’uomo non si accontenta mai ed ecco quindi la novità: non bambole, ma ragazze vere a perdere, ricordate quando dicevo ”ogni”? Ogni pratica aveva un costo, ovviamente quando i danni e le mutilazioni divenivano irreversibili, gli stessi si alzavano alle stelle. La cosa più importante del servizio era la pulizia. Chi offriva le ragazze doveva anche far sparire ogni minima traccia delle stesse quando fosse stato necessario, ovviamente il tutto compreso nella marchetta. Erano bravi anche in questo, quasi impossibile beccarli sul fatto.

– Il corpo è stato ritrovato nello scarico materiali biologici di uno dei centri benessere ”Impero”. –

Il Colonnello continuava ad elencare la situazione con cura minuziosa, gli altri ascoltavano e prendevano appunti mentre io ero di nuovo in volo, maledetta testa: impossibile tenerla ferma a terra.

Un’assurdità inspiegabile. I magnacci cinesi proteggevano gelosamente la loro merce, come fosse stata d’oro, quelli che si erano fatti prendere troppo la mano e avevano preteso, o inflitto, qualcosa che andasse al di fuori del minuzioso contratto, ne avevano, pesantemente, le conseguenze. Comprendendo, a loro spese, che non c’era per nulla da scherzare.

Figuriamoci, quindi, ora che si trattava addirittura di un corpo nella discarica, merce preziosa rovinata, i riflettori puntati e la pubblicità non certo gradita. Uno smacco per l’organizzazione: qualcosa non tornava.

Il centro Italia era cosparso di quei centri benessere, città nelle città. Entravi una ciofeca e uscivi come un divo di Hollywood, rifatto e rivestito da testa a piedi. Sapevamo che spesso al loro interno offrivano anche intrattenimenti ”extra’‘. I proprietari del centro in questione, la famiglia Carlino (più che altro la ”da poco dipartita” Signora Carlino), erano persone molto in vista e molto potenti, era quindi necessario agire con i piedi di piombo. Le telecamere di sorveglianza mostravano la ragazza entrare, fare shopping, passare un’oretta al centro estetico e uscire. In ogni caso nessuna altra traccia, nessuna immagine, niente di niente.

Io e Nick pensammo di andare a tastare il polso della situazione facendo due chiacchiere con il povero vedovo, Saverio Carlino.

Arrivammo verso le 11 alla barriera della zona. Il consueto cerimoniale delle guardie armate era un mantra ormai sentito fino alla nausea.

– Questa è una zona di Livello 2, l’accesso senza pass è vietato, identificatevi, gentilmente –

– Comando Compagnia Roma EUR, ecco le nostre ID e il permesso. –

L’autorizzazione di quei gasati del cazzo era a Codice 4: sparare per uccidere ad ogni tentativo di infrazione, a chiunque. La legge al di sopra della legge…

L’unità abitativa, – ma non potevano chiamarli alloggi come una volta? – era ovviamente l’attico della palazzina, sede centrale di ”Impero S.p.A.”. Il signor Carlino, dopo averci fatto aspettare più di un’ora, ci accolse nel suo ufficio al penultimo piano. Era un signore sulla settantina, dal fare distinto e signorile. Il viso però era segnato da profonde occhiaie, segno evidente del periodaccio.

– Gentilmente, ufficiale, potrebbe evitare di tenere quel sigaro? Sebbene sia spento non ne sopporto comunque l’olezzo e non vorrei mi rimanesse attaccato ai vestiti –

Nick, con una smorfia di disappunto, lo tolse dalle labbra e lo appoggiò, senza tanti complimenti, su di un portacenere di marmo bianchissimo dalle striature rosa che si trovava nell’anticamera dell’ufficio. Ovviamente era stato intonso fino a quel momento.

– Misery loves company – Esordì teatralmente, appena varcammo la soglia, dopodiché ci guardò come fossimo due straccioni analfabeti. – La malasorte ama la compagnia o, come dite voi, le disgrazie non vengono mai da sole. La prematura scomparsa della mia amata moglie ha gettato tutti noi in un abisso di disperazione e sconforto. Come se non bastasse adesso ci mancava anche questo riprovevole crimine, a gettare luce ed energia negativa sulla nostra povera famiglia. –

See, brutto stronzo! Ora sei padrone di una fortuna e ti sei tolto la vecchia dalle palle. Fino alla settimana scorsa dovevi chiederle il permesso persino di respirare…

Smise di passeggiare per la stanza con le mani conserte dietro la schiena e si sedette sulla poltrona presidenziale fino a pochi giorni prima occupata dalla Signora. Mi squadrò con aria severa, sebbene fossi certo che le mie labbra erano rimaste serrate per tutto il tempo.

– Poveracci borgatari, voglio che sappiate che non mi sono mai mancati i soldi e che soprattutto ho ereditato una marea di responsabilità e di lavoro. La mia cara Marisa aveva un talento per gli affari inimitabile, una joie de vivre contagiosa ed ora, il vuoto che ha lasciato è incolmabile. I nostri amici al ministero mi hanno garantito, nel ricordo e nel rispetto di quella santa donna, che morrebbe una seconda volta sapendo cosa è successo a quella povera ragazza e vedendo il fango che si sta spargendo sui nostri sacrifici di una vita, che avrebbero dedicato tutte le forze disponibili per chiudere questo piccolo quanto spiacevole inconveniente nella maniera più rapida e discreta possibile. Pretendo, quindi, che facciate il vostro lavoro se ne siete in grado. Ora scusatemi, per qualsiasi altra informazione vi prego di contattare il Wellness Manager del centro benessere. Vi fornirà la massima collaborazione. Prego, la strada la conoscete. –

Fine delle comunicazioni, ci avviammo verso l’uscita.

Nick mi lanciò un’occhiataccia da dietro i Ray-Ban

– La prossima volta vedi di pensare più a bassa voce… –

– Ufficiale mi scusi, credo stia dimenticando questo. –

 Il signor Carlino reggeva il posacenere con disgusto tenendolo lontano il più possibile da sé.

– Robe da mat! Ma lo hai sentito? Discrezione, rapidità… Quel figlio di puttana le mangia a colazione, le ragazzette. Sicuramente saranno in agitazione, brutto colpo per gli affari. Mi viene da pensare che sia stata opera di un clan rivale per approfittare del vuoto di potere venutosi a creare. Giù tu, su io. Fanno vedere che l’Impero non è più un porto franco e così portano via i clienti più potenti e danarosi. –

– Vabbè, potrebbe pure essere stato no sciroccato o un tossico de merda… –

 Nick lo disse giusto per metodo, mai lasciare nessuna strada insondata.

Nemmeno lui però credeva a quell’ipotesi. Le ragazze erano troppo preziose, guardate a vista dagli scagnozzi. Un pazzo qualunque sarebbe morto già solo mentre pensava di aggredirla. Era stato un professionista, c’era chiaramente un messaggio alla base dell’omicidio.

 Quello che ci faceva inquietare di più, al momento, era la portata del gesto: farla in barba ad una delle famiglie più potenti di Roma e, per giunta, proprio sotto ai loro occhi, era una possibilità che nessuno di nostra conoscenza avrebbe potuto avere.

– Stasera vedi de nun crollà, inteso? –

– Che hai in mente, socio? –

– Staccamo un pò, na seratina tranquilla, daje, se la meritamo –

– Dai, ok. Ci vediamo sotto da me, a dopo. –

Nick arrivò puntualissimo, nonostante la sua vecchia vettura a pannelli solari e batterie. Emetteva un ronzio vintage, proprio come il suo look. Non appena si alzò la portiera, il profumo vanigliato del sigaro mi si incollò addosso. Da adesso in poi toda vida!

– Dove si va di bello? –

– Al Piper, c’ho n’idea… –

Dovevo essere veramente in un periodo no per aver creduto che il Colonnello Furia si potesse prendere una serata di puro e semplice relax.

Il Piper era un localaccio di tossici, sbandati, disadattati e amenità del genere. Era gestito da un ricettatore dell’est, Zoran…Milan…o qualcosa di simile. Ex militare, con pochi scrupoli. Forniva la bassa manovalanza, spacciava la droga, teneva la zona sotto controllo per conto dei cinesi. Loro compravano e demandavano, pro-pro nipoti di quelli delle bancarelle low cost, ora controllavano mezza Italia.

– Nick, non so se sia una buona idea. Cazzo, mi ascolti? Nick! Guarda che io non sono un cazzo di spazzolino elettrico con gli occhiali da sole! Se mi spezzano le braccine io non finisco dal meccanico, Nick. Porca puttana, mi ascolti? –

Fermò la macchina a bordo strada

–  A Piè, stai sciallo. Basso profilo, giusto un paio de domandine alle persone giuste, nun t’agità. –

Sicuramente i cinesi erano in fermento, avevano sguinzagliato tutti i loro mastini in giro per le strade, di certo non potevano farsi vedere deboli e vulnerabili. Perdere una ragazza così, alla luce del sole era inaccettabile.

 Non credevo proprio che fosse il momento adatto di andare a fare i furbi in casa loro. Non ci avevano mai trattato male. Mai insulti, a volte anche qualche collaborazione: quasi dei signori. Indagare, però, nei loro traffici voleva dire prendere un biglietto della lotteria per la terra di nessuno. Ogni tanto qualcuno spariva nel nulla, in gergo dicevamo che aveva vinto. Figli di puttana, come tutti.

 Arrivammo al locale, Nick era in jeans, camicia bianca sbottonata quasi fino all’ombelico e giacca con le spalline, io, per lo meno, avevo avuto la decenza di indossare un paio di pantaloni tecnici e una maglietta da survivalist. Facevamo luce da quanto eravamo fuori luogo, senza contare che almeno metà di quei ceffi ci aveva già sparato addosso, almeno una volta.

– A Colonnè! Vattene affanculo, và! – Un tripudio di medi alzati ci accolse.

– Capitano, fammi sentire il manganello – Un finocchio tutto cuoio e fluo ammiccava, mentre si massaggiava il pacco. Ma che idea del cazzo Nick.

 Le porte del Piper si spalancarono e in un secondo fummo inghiottiti in un fottuto girone dantesco.

”…Deutschland, mein herz in flammen

  will dich lieben und verdammen

  Deutschland, dein atem kalt

  so jung, und doch so alt

  Deutschland!…”

Un remix di un vecchissimo pezzo martellava come un bastardo, mentre una moltitudine di assatanati saltava e si contorceva. Nick si lanciò nella folla senza esitare.

– A Piè, vai, divertiamoci un po’, intanto vediamo come butta. Ok? –

Mi mischiai anche io nella bolgia, per quanto possibile. Tenevo d’occhio la porta di fianco al bancone. Due gorilla la presidiavano, giacca e cravatta al posto di pelle e borchie: non erano la security del locale, poco, ma sicuro. Come avevo immaginato i cinesi si erano mossi, si esponevano molto malvolentieri e senza dubbio lo slavo stava gustando appieno il loro disappunto.

Una tipa dark mi si avvicinò: labbra scure, pupille verticali, tatuaggi cangianti all’ultima moda e piercing ai capezzoli che facevano bella mostra di loro puntando da sotto il toppino striminzito.

– Ehi sbirro, offrimi da bere… –

– Porca puttana, ma si vede così tanto? – Sorrisi grattandomi la testa, l’avrei scopata lì sul bancone.

– Ahah, il vostro odore si sente da un chilometro e poi camminate tutti nello stesso modo, manco aveste un palo nel culo! Però mi piaci, sbirro… –

Si accarezzava il piercing al labbro inferiore con fare fottutamente eccitante.

– Dai, lasciati andare… perché non fai un po’ il cattivo con me? Su, giochiamo! Puntami la luce in faccia come nei film, approfittane mentre sono ammanettata…-

Cazzo, stavo sudando come una fontana, sta tizia mi stava distraendo un po’ troppo. Già  immaginavo il mio socio mentre raccoglieva informazioni, abbracciato a due tizie mostrando il suo uccello robotico, tipo quelli che si allungano come l’antenna delle macchine. Era una stronzata, però mi faceva sempre scompisciare dal ridere. Mi guardai nuovamente in giro, ma in mezzo a quel casino niente, nessuna traccia né di baffi, né di occhialoni, né di antenne.

– Sei un frocio di merda, ecco! Vaffanculo, stronzo! –

La tipa non aveva preso bene il mio cortese rifiuto alle sue avance. Robe da mat! Passi per sbirro, ma la figura del finocchio fino ad ora non l’avevo mai fatta. Dove cazzo era Nick?

Fine prima parte…

Pier Melidori

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