Racconti

di Randino David


10590637_10203711449099647_1487626914688615421_n“ Cazzo che concerto!!!! cazzo, cazzo e ancora stramaledetto cazzo, ma avete sentito come urlavano le fighette in prima fila?, Dio che eccitazione”. Stessa storia, ogni volta la solita stessa storia del cazzo, appunto. Michele non sapeva trattenersi nello scassare i coglioni al resto della band, erano finiti da un pezzo, ormai i concerti scarseggiavano e non producevano un disco da almeno due anni, dal riempire i palazzetti erano passati a suonare in squallidi locali di periferia, dove l’odore di birra e urina si mischiava a quello di vomito e sudore. 

“ehi Miky ascoltami, non sarebbe il caso di smetterla con quella robaccia che prendi ?”, a parlare era stato Nicola, il batterista del gruppo, era sulla soglia dei quarant’anni, aveva da tempo abbandonato il sogno di sfondare nel mondo della musica, ci era arrivato così vicino da assaporarne la sensazione, ma per una serie di circostanze sfortunate non aveva avuto, insieme al gruppo, fama e gloria, appena aveva capito la situazione si era disintossicato da alcool e droghe varie e suonava per il puro gusto di farlo, era il leader dei “FINE LIVING” almeno lo era quando erano giù dal palco. “Lascialo perdere, se vuole morire calandosi acidi o pastigliette varie e’ libero di farlo… non fare il solito vecchio… almeno lui si gode le due ore pù pallose della giornata…”. Mentre parlava Antonio sorseggiava una bottiglia di birra gelata, era il cantante, e si annoiava tremendamente a cantare le solite canzoni tutte le sere, odiava tutti i membri della band, non per qualche motivo particolare, li detestava e punto, scriveva, o meglio aveva scritto la maggior parte dei testi delle canzoni dei “FINE LIVING” e pensava di essere il più intelligente del gruppo.
“Mentre voi stupidi coglioni perdete tempo io carico le cose sul furgone, almeno datemi una mano… se il nostro bassista ha visto schiere di donne in adorazione… be’ tanto meglio per lui, anzi beato lui, sono stanco, dai datemi una mano”, William, detto “Dio” era il chitarrista, un trentenne come molti, non aveva qualche dote particolare come individuo, era anche abbastanza anonimo d’aspetto, ma quando iniziava a suonare la chitarra si trasformava in un’essere superiore, a lui molti impresari discografici avevano consigliato di mollare il resto della band e unirsi a qualche nome importante, ce l’avrebbe fatta senza gli altri, ma si era sempre rifiutato, per lui l’amicizia era un dono, il gruppo la sua famiglia.
Tutti insieme cominciarono a portare fuori, dal retro del pub, i loro strumenti, avevano parcheggiato il pulmino proprio a ridosso dell’uscita di emergenza, abitudine che avevano preso dopo che una sera per poco non venivano linciati da un pubblico troppo “fatto”.
William aveva aperto il maniglione anti-panico e aveva respirato una boccata d’aria fresca, pensò che era bello non sentire odore di piscio e vomito, poi uscì in strada e vide delle persone correre verso di lui.
“Ehi ragazzi,ci sono dei fans per gli autografi…”
“Si cazzo,avete visto,stasera erano un pubblico meraviglioso”, mentre parlava Michele aveva spostato William, voleva essere il primo a firmare qualche autografo, i fans sembravano proprio scatenati, correvano e urlavano verso di lui, magari avrebbe anche raccattato qualche bella scopata con un’adolescente dalle tette turgide.
“eccomi a voi, siiiiiiiiii”, urlò … poi fu’ un momento, tutto successe in modo veloce, i fans gli furono addosso e cominciarono a divorarlo, gli altri tre membri della band guardavano la scena immobili, impietriti, spaventati, poi uno degli ammiratori volse il capo nella loro direzione, la bocca spalancata e piena di sangue che luccicava nel riflesso delle luci dei lampioni, Nicola afferrò il maniglione e tirò con tutta la sua forza facendo sbattere la pesante porta, poi guardò gli altri due e vomito’…
Fuori si sentivano lamenti di un numero imprecisato di persone, ma erano persone?
I tre uomini si trovavano ancora vicini alla porta, poi William prese coraggio e disse :
“ok, quello che abbiamo visto e’ strano, quindi ora riapro questa porta e cerchiamo di capire, sono sicuro che e’ tutta opera di Michele, uno dei suoi scherzi di cattivo gusto per essere al centro dell’attenzione”, aveva detto tutto senza mai riprendere fiato, come se quell’aria che aveva inspirato per parlare fosse stata l’ultima boccata d’ossigeno disponibile, guardò gli altri per capire dai loro volti cosa pensassero della sua decisione, ma sia Antonio che Nicola non avevano l’espressione di chi crede che quello che era successo fosse un gioco
o uno scherzo del cazzo, anzi…
“Io li fuori non ci vado”, Antonio aveva finalmente risposto qualcosa.
“Nemmeno io”, aggiunse Nicola, “anzi ora torniamo di là ,vediamo se dall’ingresso principale si capisce qualcosa… perché, porca puttana , io non ci ho capito niente”.
Le tre rockstar percorsero il piccolo corridoio fetido con passo lento e incerto, sentivano paura per quello che i loro occhi avevano visto, ma il loro cervello non aveva ancora elaborato…
“Fermi”, Nicola parlò con un filo di voce, e per paura di non essere sentito alzò il braccio e fece segno con la mano di fermarsi, erano davanti ad’una piccola porta di legno, al di là si trovava la sala del locale dove avevano suonato da nemmeno un’ora.
“Ora apro, non sento rumori, ma non si sa mai, state indietro”, sia Antonio che William annuirono, Nicola fece un grosso respiro, ascoltò il suo cuore che ritmava il terrore, pensò che la situazione in cui si trovava era semplicemente assurda, poi non indugiò più e aprì la porta. Il locale era vuoto, le luci accese, ma nessuno dei clienti o dei gestori erano all’interno, i tre si guardarono attorno, niente…
poi ci fu un colpo violento…

Randino David


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