Racconti brevi

di Michele Borgogni


Corn-Flakes_Katia-Celestini

Ci siamo. E’ il momento. Non sarai mai più pronto di così. Buttati nella mischia. Devi andare dall’altra parte, dobbiamo farlo.

Respira piano. Grugnisci. Cammina lentamente, un passo alla volta, un lentissimo passo alla volta. Tieni la testa bassa, controlla i battiti del tuo cuore. Non permettere al tuo corpo di tremare. Procedi barcollando, come se non avessi una meta. Sei in mezzo a loro, sono centinaia, migliaia forse, un intero branco che si muove alla ricerca di cibo. 

Il puzzo di morte ci entra nelle narici, non vomitare. Non permetterti di vomitare, cazzo! Urtagli una spalla, non evitarlo o capirà che sei vivo. Non evitarlo. Non si accorgerà di nulla se sarai bravo abbastanza. Ecco, toccalo, cambia appena direzione. Cazzo, ci sta guardando, ringhia nella tua direzione! Alza la testa, ringhia a tua volta… ecco, così, bravo, piano, senza prestargli troppa attenzione. Gettarsi addosso litri di sangue e frattaglie è servito, è stato orribile ma è servito. Un altro lentissimo passo, non guardare quella cosa, NON GUARDARLA! Come vorrei non avere mangiato oggi. Testa bassa, non respirare nemmeno. Non sei vivo, non sei vivo. Convinciti. Ok, è passato. Ce ne sono solo altri duecento tra te e la porta. Come facciamo a scavalcarlo? Cambia direzione… lentamente, sii naturale. Cazzo, sta facendo rumore, attirerà l’attenzione di tutto il branco. Tre passi di lato, ok, così, fai un cerchio più ampio possibile, eviterai lo strisciante e anche l’automobile parcheggiata. E’ sempre più vicino, stai tranquillo, sta andando tutto bene, tutto bene. Ma questa puzza, oh, è impossibile sopportarla. Trattieniti, trattieniti, non toccarti il naso, non ripulire la faccia, lascia che il sangue scorra, sopporta il fastidio, il bruciore, la nausea, ne varrà la pena. Ne varrà la pena. Devi salvarlo. Non sarai più solo. E’ tutto il giorno che ci prepariamo, ce la faremo. Ne sono sicuro. Dieci metri, non di più. Sono tutti lì intorno al vetro, maledetti, devi raggiungere la porta e non farti notare. Per fortuna conoscevi il padrone del negozio, Franco, sapevi dove abitava. Siamo andati a casa sua, abbiamo rotto il vetro e siamo entrati. Fuori non c’era nessuno, era una strada che il branco aveva evitato. Franco è morto il primo giorno, ma in casa c’era la madre. La madre. Non è stato difficile ammazzarla, era sola, vecchia, debole, non aveva mai mangiato nessuno. E’ bastata la spranga, non c’è stato bisogno della pistola. Tre colpi sulla testa, l’hai fatta cadere. Le chiavi del negozio erano accanto alla tv, c’è una targhetta, negozio, non avrai bisogno neppure di fare prove. Non puoi fallire. Sii naturale. Continua. Hai il sangue e le budella della mamma di Franco addosso. Te la ricordi quando giocavamo insieme da bambini, e lei ci preparava pane e nutella per merenda? Ora voleva mangiarci, ma l’abbiamo uccisa noi. Era già morta, come tutti, ma l’abbiamo uccisa di nuovo. Ci servivano le sue budella, il Sergente ci ha insegnato che le budella confondono i mostri. Poi è morto anche lui, povero Sergente, era solo un ragazzo ma ha salvato tante vite. Ha fatto scappare tutti. Tranne te. Tranne noi. Colpa di Martina, dovevi salvare Martina, ma lei è morta. E’ morta. E ora siamo soli. Ma non saremo più soli, lo salveremo. Tre metri, allunga le braccia, fai finta di volerlo prendere… Ignora i loro grugniti, la puzza, la paura. Non puoi fallire, non devi fallire. Spingili, senza far loro accorgere che siamo vivi. Raggiungi il vetro. Ci guarda. Ci implora. Dobbiamo salvarlo. Lui lo sa, non è come loro. Allunga le braccia, tieni le chiavi in avanti. Infiliamole nella toppa… così. Come farai ad aprirla ed entrare senza fare entrare anche loro? Dovrai essere rapido, forte. Impossibile, non ce la faremo. Ma dobbiamo farcela, o moriremo da soli. E’ entrata, la chiave è entrata! Dobbiamo andare ancora avanti, loro sono concentrati sul vetro, non si sono accorti, dobbiamo farci spazio! Devi salvarlo. Finirà il cibo, lì dentro, e morirà. Dobbiamo salvarlo. Nasconderci nel retro, in silenzio, se non sentirà rumori e non ci vedrà il branco ricomincerà a muoversi, si allontanerà e noi potremo uscire. Non saremo più soli. Sei alla porta, si! Prendi la maniglia! Gira la chiave, non fare rumore! Devi allontanare i mostri dietro di te, non far loro accorgere che sei vivo! Ondeggia le braccia all’indietro… falli allontanare. Non guardare indietro, se ne accorgeranno, ci scopriranno! Ecco, bravo, siamo stati bravissimi, abbiamo spazio, spazio per aprirla, per entrare, dovremmo richiuderla dietro di noi ma ce la faremo. Ce la faremo. Lui lo sa, lo sa! Si muove, ci guarda, non venire da noi! Abbaia a loro, ecco, bravissimo, così li distrarrà ancora. Apriamo la porta…

Siamo dentro! La porta è chiusa alle nostre spalle!
Vieni Nemo, abbracciami, leccami il viso. Sei un bravo cane. Sei un bravo cane.

Michele Borgogni


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