special guest dei fan per Halloween : Filippo Villa
Non parliamo dei fantasmi che spesso compaiono nei poemi epici, ma di veri e propri “corpore exanimata”, dei revenants: ovvero dei corpi in carne e ossa che tornano dal mondo della morte.
Ad offrirci questi primi racconti di “zombie” è un liberto dell’imperatore Adriano, tale Flegonte di Tralle.
Nel suo “Libro delle meraviglie” infatti ci presenta tre racconti legati al tema dei morti viventi.
Questi esseri che hanno trasceso la morte però hanno intensi precisi e attraverso eventi misteriosi e inesplicabili, tornano in vita per compiere una loro volontà.
Li possiamo inserire in quella categoria di zombie “magici”, che non seguono regole pseudoscientifiche, ma che sono evocati, o comandati da entità extraterrene, un po’ come nel caso delle mummie che abbiamo affrontato nel precedente articolo.Nel libro abbiamo il racconto di una ragazza, di un soldato ucciso e di un padre preoccupato: questi tre personaggi vengono richiamati nel mondo dei viventi per volontà divina e perché le condizioni della loro morte, avevano lasciato delle questioni in sospeso tra i vivi.
Sotto questo punto di vista siamo in effetti molto più vicini all’idea del fantasma, o dello spirito che non trova pace finché non ha compiuto la sua missione, ma come ho già detto, qui si parla di corpi in carne e ossa, che tutti riescono a vedere e sentire.
Per questo articolo ci concentreremo sul racconto della ragazza Filinnio, racconto più frammentario, ma anche quello che mi ha colpito di più.
Questa giovane, che spinta dalla sua stessa passione, ritorna ad amare, senza però manifestarsi subito ai suoi genitori.
Anche nelle storie di zombie moderne spesso un coniuge o comunque un caro viene trasformato, è una scena abbastanza frequente perché di forte impatto emotivo: rivedere le persone amate in quella forme distrugge la nostra interiorità e siamo combattuti tra l’ucciderle e farle riposare oppure scappare, incapaci di compiere tale gesto.
Tuttavia nelle storie moderne, sicuramente non c’è l’opzione di provare a far ragionare il redivivo e fargli ricordare la sua vita precedente, anche se un tentativo era stato fatto da George Romero, ne “Il giorno dello zombie”, dove tramite esperimenti scientifici si riesce a far ricordare allo zombi la sua vita prima dell’infezione, mostrando oggetti da lui usati.
Questa ragazza ci ricorda anche la Lucy di Dracula, per cui Stroker ha preso ispirazione proprio da Flegonte secondo alcune fonti; anche lei infatti ritorna in vita-sotto forma di vampiro- per sedurre il suo fidanzato.
Tornando al racconto di Flegonte, la vicenda prosegue e la ragazza viene poi scoperta dai genitori, che in una scena di stupore collettivo assistono alla fine del volere divino, con il ritorno dello spirito della ragazza negli inferi, mentre il suo corpo mortale, si accascia inerte, non prima però di lanciare una maledizione sulla città, proprio perché la sua missione era stata interrotta.
Questi morti viventi hanno una “corporeità incorporea” , personaggi che vagano tra l’umano e il non umano, una poesia spesso arricchita con elementi dettagliati in modo raccapricciante come le teste parlanti che si ritrovano ad essere oracoli delle scelte divine che hanno portato questi redivivi a calcare ancora il suolo.
Sembrerebbe anche che queste funzioni di “oracoli” fossero usate anche come strumento di satira da parte di Flegonte, portando questi racconti ad essere molto contemporanei come mentalità e obiettivi: Infatti vediamo come le storie “horror” trasmettano e cerchino di risvegliare quelle sensazioni primordiali umane facendo provare una sorta di piacere nell’ascoltarle. Vediamo anche che questa sua satira sarà ripresa da altri scrittori e personaggi influenti nel mondo dell’arte horror, Romero ad esempio per fare un esempio decisamente più recente, nei suoi film criticava spesso sia la società americana, sia la parte militarizzata del suo paese.
Vi sono anche esempio successivi, per esempio verso la fine del 1400, quando Johannes herolt, domenicano, scrisse un racconto nel suo “Promptuarium exemplorum, dove era invece il marito a ritornare dagli inferi, arricchito però con presenze demoniache e esorcismi legate alle chiesa.
La scrittura dello scrittore domenicano è molto più cruda e d’impatto, non c’è più quell’aura di mistero ultraterreno del racconto di Flegonte, e mano a mano che andiamo avanti con il tempo, più i dettagli nei racconti si fanno raccapriccianti e mostruosi, fino ad arrivare alla figura dello zombie moderno.
Il genere horror si è sempre dimostrato quindi un un tipo di racconto interessante e perfetto per esplorare i luoghi più bui dell’animo umano, nel II secolo come anche ai giorni nostri.
E questo è tutto per questo excursus sui primi morti viventi apparsi nella nostra cultura! Se il testo di Flegonte vi interessa, vi segnalo anche la pagina “LetterarteBlog” che tratterà in questi giorni dell’argomento!
Filippo Villa