di Igor Zanchelli
Era tardissimo; se non si sbrigava avrebbe fatto tardi, dovendosi sorbire lo sguardo accusatore della baby-sitter. Guardò in alto il cielo ormai buio e tra le nuvole, ogni tanto, appariva l’enorme luna piena. Si affrettò a raggiungere la macchina e si diresse verso casa.
Sconsolato pensò che ci sarebbero voluti almeno quarantacinque minuti. Sperava di trovare il nipotino ancora sveglio, era l’unico amore che gli fosse rimasto, dopo che un tremendo incidente stradale, gli aveva portato via la amata moglie e la splendida figlia col marito. Di tutta la sua famiglia gli era rimasto solo lui: il suo adorato nipotino.
Arrivò a casa, parcheggiò la vettura nel box ed entrò in casa. Non scampò al perfido sguardo della baby-sitter che lo accusava implicitamente di non badare molto al bambino, ma lui sorrise come sempre, e ringraziando, la accompagnò alla porta.
Il nipote gli corse incontro saltandogli in grembo, abbracciandolo forte. Era felice di essere arrivato in tempo anche questa volta e sprofondare nelle coccole del bambino.
“Nonno mi racconti la storia del lupo?”
“Tesoro è tardi, domani devi andare a scuola”.
“Dai nonno, solo un pochino, ti ho aspettato apposta; dai nonno dai …”
Il prof. Ingvar KORISON era veramente impotente di fronte alle richieste del suo amato nipotino Antonio.
Ingvar era arrivato in Italia dalla Svezia moltissimi anni fa da studente e trovando l’amore aveva deciso di rimanervi.
Vantava una discendenza diretta con gli antichi popoli vichinghi, che abitarono e imperversarono nelle fredde e sconfinate lande del nord Europa. Insegnava mitologia nordica all’Università Statale.
A dispetto della sua provenienza, non si presentava come il classico vichingo. Alto circa 1,75 mt e capelli castani con principio di calvizie; viso tondo, quasi paffutello, con due occhi verdi, grandi e vispi, contornati con i classici occhialini tondi da studioso. Ad un primo colpo d’occhio, appariva il classico tipo mediterraneo della classe media.
“Va bene tesoro mio, anche stasera hai vinto! Ma mi devi promettere che domani mi porti, da scuola, un bel voto”.
“Ok nonnino! Affare fatto”.
I due si avviarono verso la cameretta del bambino. Messo il nipote a letto, si sedette vicino a lui tenendolo con la testa vicino al petto, e iniziò:
“Questa storia è ambientata ai tempi dei miei avi, i vichinghi. A quel tempo gli Dei, guidati dal grande Odino, il più grande e potente degli immortali, non si celavano agli occhi degli uomini. Il padre degli Dei, Odino, regnava sul mondo degli umani e degli immortali; aveva molti figli: Thor, Baldr, Viearr e altri. Oltre a Odino e i suoi figli, c’erano anche altri essere immortali: Tyr Heimdallr, Loki, Sif, Ullr. Tutti questi erano belli, forti, potenti e senza paura …”
“Nonno il più forte di tutti era Thor! Nel film sconfigge il cattivo Loki e salva il mondo” disse Antonio interrompendo il nonno.
“Alska min non interrompere e lasciami finire”
“Scusa far fader”
“Ah … vedo che parli lo svedese!”
“Ma va … solo alcune parole”.
Ingvar sorrise e baciò forte Antonio sulla testa. Dopo aver accarezzato la guancia del nipote, proseguì:
“Dicevamo…tra i vari immortali, Loki era il dio dell’inganno; era furbo, un ingegnoso inventore e potente ammaliatore. Odino, invece, tra i suoi poteri, aveva la capacità di prevedere, attraverso i sogni, il futuro sia degli uomini mortali, che degli dei immortali. Una visione preannunciò che dalla unione di Loki, e una donna mortale, sarebbe nato un mostro, potente e feroce, che avrebbe portato sventura, sofferenza e morte nel mondo degli uomini. Per tale motivo, Odino vietò a Loki di giacere con una donna, se questa fosse stata mortale”.
“Nonno che significa giacere?”
“Emmm … lo capirai quando sarai più grande. Per il momento accontentati del significato di dormire insieme. Ora non interrompermi più! La donna di cui Loki si era perdutamente innamorato, si chiamava Varg. Di nobili origini, era la figlia maggiore del re della regione di Ulv ed era stata consacrata, col titolo di grande sacerdotessa, al culto del lupo. Bellissima dai capelli lunghi di color oro; prosperosa, snella e aggraziata, faceva impazzire tutti gli uomini che incontrava. Tante erano le richieste di matrimonio al re, ma nessuna accettata su pressione della stessa Varg. Loki la voleva a tutti i costi. Grazie ai suoi poteri e alla sua ingegnosità, si trasformò in lupo, animale sacro e venerato dal popolo di Ulv. Varg fece entrare Laki, trasformato in lupo, nel tempio per tributargli gli onori che meritava. Il dio, fece cadere la sacerdotessa in un sonno profondo, e si unì a lei. Da questa unione nacque Fenrir, un lupo gigantesco, fortissimo, spietato e molto feroce. Odino, grazie ad un’altra visione, seppe della unione di Loki con Varg e della nascita di Fenrir. Andò su tutte le furie, punì Loki e decise di intervenire. Le premonizioni, dicevano che questo mostro avrebbe divorato gli uomini e gli dei”.
Antonio un bel bambino di 8 anni, con i suoi capelli biondi ed occhi azzurri ereditati dalla madre era di una simpatia disarmante. I tratti del volto li aveva ereditati dal padre napoletano, così come la battuta facile ed una intelligenza pronta, che lo portava a tenere testa a chiunque parlasse con lui. Sembrava aver superato la perdita dei genitori, si mostrava abbastanza felice e sereno anche se, tuttavia, i suoi immensi occhi blu lasciavano trasparire una tristezza di fondo con la quale il piccolo aveva imparato a convivere. Era iperattivo ma in grado di rendere gioiosi e vivaci gli ambienti dove si trovava, la sua esuberanza era davvero contagiosa.
Ingvar si accorse che l’amato nipote si era addormentato. Gli sistemò le coperte, e accarezzandolo sulla guancia lo baciò sulla fronte augurandogli la buona notte, ed uscì dalla stanza. Il racconto del lupo Fenrir, gli aveva procurato uno strano brivido lungo la schiena. Una grande inquietudine stava crescendo in lui ed aveva l’impressione che qualcosa di tremendo stesse per accadere; qualcosa di ancestrale avrebbe sconvolto il suo tempo.
Percorse il breve corridoio che separava la cameretta dallo studio. Dall’enorme e fornita biblioteca scelse il libro che parlava del mito del Lupo e sprofondò nella lettura.
Dalla finestra la luce della luna piena per uno strano scherzo meteorologico illuminava, formando un cerchio sinistro, la scrivania, lasciando il resto della stanza in una inquietante penombra.
Igor Zanchelli