Vittima n°1
Human mice, for the Angel of Death
Four hundred thousand more to die
Angel of Death [¹]
Il volume di questo pezzo è al massimo, nessuno può sentirmi. Sono morto è questo è l’inferno.
“Non sei morto, non ancora”.
Dal profondo, la sua voce si riversa su di me da ogni direzione, forse è il delirio.
Dice di chiamarsi il Giustiziere, dice. Oppure, me lo sono immaginato. Non sono neanche sicuro che mi abbia mai rivolto la parola. Ha il volto coperto da un cappuccio nero e una mascherina da ospedale che gli lascia scoperto solo lo sguardo. Questo mi fa capire che non si fermerà alla tortura. Se mostri gli occhi mostri te stesso. E se mi lascia vivere dopo tutto questo, passerò la vita a stanarlo attraverso quello sguardo. Io, io sono uno che conta; conosco tanta gente e sono il braccio destro dell’uomo più potente di questo paese.
Surgery, with no anesthesia
Fell the knife pierce you intensely
Inferior, no use to mankind
Strapped down screaming out to die
Angel of Death
Ho alzato la testa lentamente, mentre quel figlio di puttana pulisce i suoi coltelli.
Apro la bocca, ma solo per vomitare un fiotto di sangue. L’orecchio sinistro è completamente gelato, poi ricordo di non averlo più, è stata la prima cosa a venirmi amputata. Alla mano destra mancano tre dita, dita che non riusciranno mai più a riattaccarmi. Chissà che fine hanno fatto. Penso di avere abbastanza soldi da potermi permettere delle protesi meccaniche… come se fossi sicuro di sopravvivere. Immaginare che un lieto fine faccia sembrare la realtà più sopportabile. Sono fatto così, vedo il lato positivo in tutto. Questa filosofia di vita mi ha permesso di andare avanti. Un pensiero innocente, se non viene utilizzato per giustificare atti di per sé poco ortodossi. Alla fine il mio lato positivo era sempre uno solo: il denaro.
Sono prigioniero di questo pazzo da circa tre giorni, credo, rinchiuso in quella che sembra essere la mia cantina. La luce filtra dalla finestra del sottoscala, suppongo sia mattina. Sono inchiodato alla mia poltrona preferita. Non è una metafora. Al mio risveglio, al primo tentativo di liberarmi, ho sentito un dolore terribile agli arti. Quel fottuto maniaco mi ha fissato con chiodi mani e piedi. C’è un secchio pieno del mio sangue di fianco a lui, è il mio.
Il bastardo mi dà le spalle, lucida in maniera meticolosa il suo amico affilato. Ricordo di aver sentito la sua punta fredda sullo stomaco, mentre il calore del sangue mi bagnava le scarpe nuove. Forse ho urlato, o forse no, troppo stordito.
Non sono morto, non ancora.
Angel of Death
Monarch to the kingdom of the dead
Infamous butcher,
Angel of Death
Il Giustiziere conosce bene il corpo umano, non mi ha ancora maciullato nessun organo vitale. Dopo ogni mutilazione mi medica, mi nutre, poi si dedica ad un’altra parte del corpo, lentamente. Vuole godersi ogni attimo. Lo stronzo sa come divertirsi.
Non ho idea di chi possa essere, ma faccio delle congetture. Una volta facevo lo sbirro, corrotto, ma bravo. C’è qualcosa di personale, lo so. Chi cazzo è? Tra le tante persone che vogliono fottermi, non ho idea di chi possa essere questo pazzo squilibrato. Nella mia vita, di bastardate ne ho fatte, ma ho sempre risolto con una bella mazzetta. Non è un sicario, i sicari uccidono, incassano e ringraziano. Cos’è tutta questa messa in scena?
La mia mente, distrutta, ma ancora con un minimo di lucidità, fa mille ipotesi, mille facce, mille torti. Nulla, e mentre abbasso ancora la testa, lo scintillio della lama si fa sempre più luminoso sul mio corpo.
“Con cosa giochiamo adesso?” gli dico, arrogante e rassegnato. Con il coltello mi accarezza la faccia, lo sento respirare sotto la mascherina. Quasi non sbatte più le palpebre. I suoi occhi sono fermi e spalancati su di me. Mi tira su la testa tirandomi per i capelli. Si dice che in questi casi la vita ti passi davanti, io non vedo niente, ma ricordo tutto, sono una brutta persona e me la sono spassata alla grande. Penso questo e abbozzo un sorriso insanguinato. Un attimo dopo, vedo la lama raggiungere il mio collo. Dice di chiamarsi il Giustiziere, dice.
continua….
Anna Liguori
[¹] Slayer – Angel of Death – 1986
Bellissimo!