di Igor ZANCHELLI
Lasciato il nostro alveare con la defunta ape Maja, continuiamo la nostra ricerca, nei virus zombificanti che madre natura ci ha regalato.
Stiamo facendo un bel pic-nic sul prato del parco più vicino a casa nostra. Il sole caldo ci accarezza la faccia, e la tovaglia con le prelibatezze preparate per l’evento, ci fanno sentire il classico brontolio da fame riempiendo la bocca saliva.
Le immancabili guastafeste delle formiche cominciano a fare la loro comparsa e vengono ad importunarci per cercare di rubare le nostre cibarie.
La solita fila di piccole formichine che viene all’assalto delle vettovaglie, con disciplina e costanza. Ma dato che noi siamo attenti osservatori, notiamo che distante dalla colonia c’è ne una immobile attaccata ad una foglia. Dalla sua testa spunta quello che sembra essere un curioso cappellino.
Che buffa direte voi. Quella formichina non è simpatica e buffa, è uno zombie!
Si avete compreso bene. Quella solitaria formica è stata infettata dal Cordyceps unilateralis, un fungo parassitoide che infetta le formiche, in particolare quelle della specie Camponotus leonardi, alterando il loro comportamento, al fine di garantire la distribuzione capillare delle sue spore.
Una volta che la formica viene infettata, esce fuori dalla sua colonia, guidata da un agente patogeno che ha minato il suo cervello con un cocktail di sostanze chimiche. La piccola infetta si dirige in una precisa posizione della foresta.
David Hughes, un ecologo comportamentale presso la Penn State, ha detto:
Esperimenti scientifici su questo fenomeno, “[…]hanno documentato una regolarità impressionante nei loro viaggi, che rende il patogeno un po’ come un GPS per l’insetto, solo che la formica non ha mai chiesto indicazioni […]”.
Le formiche “[…] sono manipolate per recarsi in posizioni molto specifiche, sulla parte inferiore di una foglia orientata verso nord e attaccarsi alla vena principale a circa 25 cm da terra. Tutto questo avviene con una notevole precisione, intorno al mezzogiorno solare, rendendo questo uno degli esempi più complessi di manipolazione parassitaria del comportamento dell’ospite […]”.
Questa posizione è scelta dal fungo perché presenta le condizioni ideali di temperatura e umidità per consentire la sua riproduzione.
Raggiunta questa posizione il parassita costringe la formica a serrare le sue mandibole sulla vena principale della foglia e la lascia morire. Dalla testa della defunta esce un peduncolo, il curioso cappellino che avevamo visto prima. Il vento e la pioggia spargono le spore di questo parassita sulle operose compagne della nostra formichina e attaccandosi all’esoscheletro ricominciano il ciclo vitale.
Come queste spore riescano a bucare la corazza degli insetti ce lo dice nuovamente Hughes.
“[…] Al fine di trapassare l’esoscheletro, il fungo accumula pressione. Sappiamo dallo studio di parassiti fungini delle piante, in particolare del riso, che questi funghi possono sviluppare all’interno delle proprie spore una pressione equivalente a quella presente nella ruota di un Boeing 747. Così, dopo aver accumulato tutta questa pressione, e quando questa ha raggiunto un livello sufficiente, praticano un buco attraverso l’esoscheletro e iniettano tutto il materiale genetico […]” , così il ciclo ricomincia.
Incredibile vero? Ma abbiamo anche un altro esempio, decisamente più cruento di formiche zombificate.
Le femmine degli insetti della famiglia dei foridi hanno sviluppato terribile e mostruosa strategia riproduttiva. Si posano su una formica di fuoco e le iniettano le uova nel corpo tramite una sottile appendice simile a un ago.
Le uova trasformatesi in larve migrano (generalmente) verso la testa della povera formica. Qui la larva vive per settimane nutrendosi del cervello dell’insetto, organo del quale si nutrono con voracità, e trasformandolo in uno “zombie”. Riuscendo a modificarne il comportamento fanno spostare la sventurata dalla colonia anche di 50 metri per evitare di essere attaccata da altre formiche di fuoco. Le formiche diventano veri e propri zombie come nei migliori film di Romero e della saga di Alien.
Alla fine, la piccola mosca uccide la formica che la ospitava e viene alla luce decapitandola.
Ogni singola formica di fuoco può ospitare fino a 12 larve di mosca, che divorano progressivamente ogni tessuto molle all’interno dell’ospite.
Non solo, in natura esistono anche bruchi zombie e grilli zombie. La causa di queste trasformazioni è data dal baculovirus,
un tipo di virus che colpisce comunemente gli invertebrati. I bruchi colpiti da questo parassita, sono “guidati” sulle cime degli alberi e riprogrammati dal virus per restarci, finché non vanno incontro ad una morte degna di un film horror (se siete curiosi di che tipo di morte si tratta, basta fare una ricerca con google).
Come spiega Kelli Hoover, entomologa della Penn State University, “l’esistenza di virus che trasformano gli animali in zombie è nota, ma il loro codice genetico, fino ad ora, non era del tutto conosciuto”. Perciò, Hoover e i suoi colleghi hanno pensato di infettare alcuni bruchi di bombice con una mezza dozzina di tipi diversi di baculovirus. I virus portatori di un determinato gene, che gli scienziati hanno chiamato egt, costringevano i bruchi a salire sulla cima del contenitore che li conteneva e a rimanere lì finché non morivano. I ricercatori hanno allora rimosso il gene egt dai virus che lo possedevano, hanno infettato di nuovo i bruchi con il parassita modificato e si sono accorti che il comportamento da zombie non si presentava più.
I ricercatori infine hanno inserito il gene egt in un virus che non lo possedeva, e l’effetto zombie ha di nuovo colpito i bruchi.
“In qualche modo questo gene egt permette al virus di manipolare il comportamento dei bruchi. Il virus così si fa portare nella giusta posizione, cioè in cima agli alberi, da dove può cadere sulle foglie e
trasmettersi ad altri bruchi”, spiega Hoover.
In conclusione:
“[…]Lo zombie dei film è una creatura semplice con gusti semplici, gode delle piacevoli passeggiate sulla spiaggia, mangia fuori con orde di amici, e di tanto in tanto si fa una bella caduta giù da una rampa di scale. Si comporta in questo modo perché il patogeno che lo ha contagiato non richiede comportamenti complessi al fine di replicarsi – comanda semplicemente un contenitore affamato, quasi indistruttibile che può arrivare a piedi fino al suo prossimo potenziale ospite[…]”.
“[…]Anche in questo caso dunque, come già accaduto con le formiche, la natura sembra propensa ad un tipo di Zombie più vicino alla tradizione Voodoo che a quella Romeriana ma cari sceneggiatori in erba, non scoraggiatevi! Prendete spunto dal mondo reale, basta col solito virus mutato dall’uomo, non serve scomodare meteoriti di chissà quale galassia, restate con i piedi per terra. Quello che cercate potrebbe essere già qui … ascoltate allora Madre Natura, anche un semplice parassita può fare al caso vostro![…]”.
(NdA queste ultime citazioni non ricordo dove le ho trovate. Appena rintraccio gli articoli da cui sono tratte, giuro che inserisco la fonte).
Igor Zanchelli.
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